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Il giorno dell’addobbarello

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Temutissimo, più dell’IMU per la seconda casa, il giorno dell’addobbarello si presenta, ogni anno, durante un sabato o una domenica di dicembre che dovreste riposarvi, voi, uomini veri. Voi, che avete discusso faticosamente durante tutta la settimana su quanto sia troppo lungo LO HOBBIT o su quale sarebbe la scelta migliore di un regista per Star Wars Sette, mentre con un’occhio alla sezione dei preferiti aspettate che arrivi il trailer di Star Trek, che per ora, da quello che avete visto, se anche non ce lo facevate vedere era lo stesso, che non si capisce un klingon.

 addobbarello

Voi uomini della montagna lo sentite nell’aria, quando sa di neve, che il giorno dell’addobbarello si avvicina. E vuole voi.

Siete lì, che in apparenza oziate, in realtà state considerando con estrema attenzione se l’offerta di sei bottiglie di vino sgasato Fracchioni Gran Riserva, a un euro e venti l’una, sia imperdibile, arriva il richiamo della femmina.

CHIUUUUUU—CUI! CUI! CUI! CHIIIIIIIIII!

Non potete sbagliare.

E’ il giorno dell’addobbarello.

Rispondete al richiamo con un verso sordo e basso: “GRUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU”.

Che significa “Dopo”.

CHIIIIIIIIIIUUUUUUUUUUUUUUUUU! CUI!CUI!CUImbecille, muoviti.

Dice la femmina. Che significa “Per favore”.

E per non deludere tutte le vostre donne, che adesso ne avete tre, due piccole, pratiche, da viaggio e una grande, per testimoniare che è incredibile, ma anche uno come voi si è sposato, lei c’era, per non deluderle andate in solaio. L’occhio smarrito vaga scivolando sulla superficie di scatoloni su cui NON avete segnato il contenuto. Gli stessi scatoloni che avete messo via con la femmina che diceva “segna cosa c’è dentro che poi non ti ricordi” e voi avete riso di ella e avete scrollato le spalle magre, ottenute con anni di palestra “Ciaociao”, fiduciosi della vostra memoria!

La stessa memoria che quando andavate a scuola, vi salutava dal letto con un gesto della mano “ci vediamo a pranzo, fai il bravo”. Quella memoria lì. .

RAAAAAAGRAAAAAAACCAGRRRRRAAAAAAAAAAA!!

La femmina vi invita a sbrigarvi.

Ducuiooooooooooooon!

La rassicurate, che state già scendendo con le scatole ritrovate.

Quattro casse da morto di palle colorate, statuine, muschio, lucine, addobbi vari e un albero di Natale finto di un metro e dieci d’altezza, tutto quello che la vostra ambizione vi ha permesso di acquistare.

Che giorni dopo entra in casa l’Ester, un’amichetta di Lucy, e Lucy le mostra tutta orgogliosa l’albero di Natale della famiglia, e l’Ester commenta “il mio è molto più grande”.

E la Lucy vi guarda, con quello sguardo deluso che io, se mi guardasse così una donna, nell’intimità, capirei subito che ho un alberello di Natale sotto la media. Addobbato anche poco. Giusto due palle. Piccole. Con sopra disegnate due renne.

L’arrivo delle casse risveglia l’interesse delle bimbe. Capiscono che è il giorno dell’addobbarello e iniziano a smaniare per aiutare.

“Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”  “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”

Chiede Johanna, ma senza insistere. Discretamente.

Che voi state già sbuffando e cavando fuori dei grumi di lucine che adesso, districarli, piuttosto andreste a scavare il carbone in Scozia.

Ma in Scozia non c’è bisogno, vi rimandano a districare lucine.

Di solito si devono districare dalle due alle tre collane di lucine. Alla fine non siete più quel Sangiuseppe serafico che leggeva il catalogo della Metro. Siete più come il pastorello piccolo. Quello che nei presepi, per rispettare le proporzioni, viene messo sempre sullo sfondo, con quella pecora sulle spalle. Non arriva mai, suda come una bestia e poi lo rimettono nella scatola. Un karma terribile.

Il vostro.

“Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”  “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”

Chiede ancora  Johanna, sempre senza insistere. Sempre discretamente.

Ma voi non potete rispondere, perché adesso inizia la scalata. Che la libreria ha una scala con le rotelle in cima e in basso, che vista così, da catalogo, pareva quella cosa sfiziosissima, che salite e con un colpo di pelvi vi spostate briosamente lungo tutta la scaffalatura, come nei cartoni animati.

Invece è una scala che hanno rifiutato anche in Cina, per la sua pericolosità.

E salire è un po’ morire.

E lassù, in parete, inizia il posizionamento delle lucine. Piano, piano, che le rotelle possono uscire dai binari, modello il gancio chiamato“friend” all’inizio di VERTICAL LIMIT, che non ne reggeva tre, il padre alla fine si sacrifica tagliando la corda, ma in realtà sapeva che il giorno dopo, a casa, lo aspettava l’addobbarello.

Infatti, mentre precipita, si vede che ride.

Per attaccare le lucine, uso lo scotch. Il nastrino adesivo. Quella cosa rotonda che non ha un inizio.

Voi cercate con l’unghia dove il nastro è interrotto, per sollevarlo e poterlo utilizzare, ma dopo trenta giri di rotolo, passati minuziosamente, come se foste dei ciechi a una gara interregionale di braille, è chiaro che il nastro non inizia da nessuna parte.

Che è una cosa, questa, che non trovi dove inizia il nastro, che io non mi sono mai spiegato.

E sei lassù. Attaccato a una scala dalle rotelle traballanti.

E ti rigiri tra le dita quel nastro maledetto.

Alla fine trovi qualcosa. Insisti sul nulla…Eccolo!

Eccolo! E prendi il pezzetto di nastro che ti serve, cercando di tenere alzato il bordo, così che quando tornerai a prenderne un altro pezzetto, troverai facilmente dove

Si riattacca.

Un movimento sbagliato, un tremolare della scala e il nastro si riattacca, saldandosi in maniera così perfetta e invisibile al tutto.

Per attaccare le lucine uso dai 40 ai 50 pezzetti di nastro adesivo.

“Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”  “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?” “Cosa posso fare?”

Da sotto, Johanna chiede senza interesse per la risposta. Giusto per vedere di che colore divento.

Posizionate le lucine si va di presepe. Il nostro presepe per lo più è un unico pezzo, dotato di galline, pecorelle e angioletti, tutti attaccati al set. Lo completano alcuni figuranti, acquistati negli anni successivi, tra cui una donna alla fontana senza fontana, un pastorello che dovrebbe forse gridare agli altri di venire a vedere, ma le braccia sono posizionate strane, pare che urli di fronte a Godzilla. I tre Magi vengono messi distanti dal bambinello, fino al sei gennaio, come da disposizioni del Tribunale dei Minori.

E il bambinello è incollato con tutta la famiglia. Bello. Avrà più o meno tre anni, viste le dimensioni. Maria pare non accorgersene. Giuseppe guarda ma senza guardare, tipico dei padri adottivi.

Finalmente Johanna può piazzare le statuine. Poi le riposiziono, che la donna alla fontana l’ha messa accanto a Giuseppe con una confidenza che Giuseppe si vede che ne è lusingato, ma Maria non è mica troppo contenta.

Anche il maiale messo così, sul tetto della capanna, come a fare uno scherzo ai palestinesi, meglio rimetterlo in basso, vicino alla stalla.

E alla fine non resta che l’albero.

E’ tradizione che papà esordisca con la solita, triste battuta “mi raccomando, non mi rompete le palle”. Le figlie sono piccole, ma capiscono già che a queste uscite del genitore devono solo stringere i denti, poi cresceranno e potranno andarsene di casa, libere.

Con l’albero,la festa dell’addobbarello raggiunge l’apice. Grandi e piccine si affannano intorno ai rami, palle grandi in basso, palle piccole in alto, palle medie non ne abbiamo.

Puntale, babbo natale di stoffa, renne di pezza, angioletti, non è nemmeno brutto, povero alberello finto di un metro e dieci.

E con le lucine accese, ce lo rimiriamo soddisfatti.

Anche quest’anno il giorno dell’addobbarello, sembrava tanto terribile, è già passato.

Adesso c’è la festa delle mille luci in salotto, piste di atterraggio per le renne.

E ascoltare, dall’altra stanza, l’Ester e la Lucy che si scambiano le confidenze, che una volta l’Ester ha visto Babbo Natale, però non proprio, diciamo che ha visto le renne e la slitta in cielo, e Lucy invece, nella gara avvistamenti, giura di aver visto Santa Lucia, ed era bellissima, e l’ha anche presa in braccio e le ha dato tanti baci, che Babbo Natale, grazie, le fa un po’ paura perché è grosso.

E calendario alla mano, mancano pochi giorni a Santa Lucia, che qui a Parma arrivano i regali, mentre per Natale arrivano le cose utili tipo i vestiti, le scarpe, meglio Santa Lucia. Che Santa Lucia a casa dell’Ester è già arrivata, figuriamoci se non era già arrivata. Sarà stata una premiere. Tipo quella de LO HOBBIT a Wellington. Già pare che sia un film troppo lungo, ci vogliono fare anche la versione estesa, ma secondo te! E piano, piano, riprendi le fila dei discorsi interrotti in rete, riprendi a scrivere sul blog, riprendi a seguire lo sgocciolare dei trailer, delle clip, delle notizie su Guerre Stellari 7. Fingi distacco, fingi fastidio per aver fatto tutto quel traffico di luci e addobbi, ma lo sai bene.

Lo sai bene, che fino a quando crederanno a Babbo Natale, il giorno dell’addobbarello sarà il loro giorno magico.

Quello che poi, da grandi, crederanno ancora agli hobbit.

O che il prossimo film di supereroi sarà migliore.

E Gesù Bambino?

Il 25 esce il reboot.



STAR TREK è tornato!

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Ecco il trailer del film più atteso dell’anno.

Dell’anno 1991.

Che poi in Italia uscì nel 1992. Lo ricordo bene, perchè nel film l’equipaggio si trovava a tre mesi dal congedo. Esattamente come me. Che stavo finendo il servizio militare. Quella sorta di comunione di eventi mi commosse.

Ecco, eran cose che poi uno faceva queste altre cose qui:

guardiamarina

Mentre adesso, con il reboot della serie cinematografica, l’azione è straordinaria, gli effetti speciali sono da antologia, le storie insomma, ma con tutto rispetto, come giustamente farebbe notare il Fenzi, li guardo e…”Old. I feel old.”

Ha ragione lo Shatner? Che siamo coetanei?


C’era GREY

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Esco per andare in posta, poi passo davanti ai cartelloni della multisala e vedo che è uscito in anteprima THE GREY.

The-Grey

Poi capisco che quel “In tutti i cinema dal 27 gennaio” che c’era scritto nelle immagini su internet si riferiva al 27 gennaio del 2012. Qui esce con un annetto di ritardo, meno male, sennò mi pareva che fossimo impazziti, voler fare quelli alla moda, quelli che esce un film nelle Americhe e noi TAC! subito, anche da noi. Meglio un buon film d’annata, tipo vino rosso.

Che vai al cinema, ti siedi, passa la maschera con la lista dei film, vi dice “Abbiamo un SAW  del 2009″ e voi “No, troppo recente, non avete un SAW del 2007?”  La maschera si congratula con voi per la scelta e vi fanno vedere un film invecchiato 5 anni in botte di rovere.

THE GREY c’è Liam Neeson che fa una parte che a me piace, quando fa quella parte lì, che lui è un tipo tosto. Lui stesso si è meravigliato che a più di 50 anni suonati, gli offrono continuamente parti da tipo tosto, tipo TAKEN e TAKEN 2, ma che ci vuoi fare, funziona, vai che lo rimetto nei SACRIFICABILI quando faccio la serie.

E alla fine, tutto questo per chiedermi PERCHE’ THE GREY sì e BULLET TO THE HEAD no?

UOTTEFAK?

the grey


PACIFIC RAT

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In arrivo per l’anno prossimo, PACIFIC RIM, un film di Guillermo Nostro con i mostri tipo Godzilla e i robottoni tipo robottoni, botte da orbi, apocalissi, stupore e sgranamento d’occhi cinematografici.

PacificRimComicConposterlarge

C’è da dire che io e il Fenzi “si è già comprati i suoi pop corni”, si si è già messi le pantofole in 3D e siamo già alla cassa.

Qui, un assaggio, prima che poi ci mandino ventimila clip che unendole avete tutto il film, tipo LO HOBBIT che ci danno una clip al giorno, che toglie il Silmarillion di torno, come diceva Tolkien.

Il nero che poi fa una brutta fine?

Il nero che poi fa una brutta fine?

Nell’attesa, si immagina altro:

pacific

E altro:

Copia di pacific

Fenzi, lei mi è comodo?

Va’ che fila che c’è dietro di noi, va’.

Aspettiamo.


Fagiani belli grossi

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Li vedo dalla finestra dell’ospedale Oglio Po, dove per motivi famigliari, come si userebbe scrivere nelle giustificazioni scolastiche, passo la maggior parte delle giornate da domenica pomeriggio.

Quindi niente nani che mangiano, niente aggiornamenti, niente vignette, niente altro che fagiani belli grossi.

Che nella bruma del mattino potrebbe anche passare il primario a cavallo, in tenuta da caccia alla volpe, che non mi stupirei.

Suono del corno e vengono liberati gli infermieri, che iniziano a braccare la bestiola.

E quando è con le spalle al muro, con gli infermieri che abbaiano minacciosi, l’anestesista le farebbe una spinale, prima dello sparo.

Applausi dei degenti, che assistono dalle finestre delle camere.

“Bel colpo, professore!” “Ottima mira, dottore!”

Per festeggiare, alla sera, minestrina in brodo con fetta biscottata.

Visto che il 21 dicembre si avvicina, volevo però salutarvi tutti, non si sa mai.

I Maya, no.

Loro, schiaffi dietro le orecchie da portasfiga.


Intervallo

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Grazie per tutti i vostri messaggi, chi era in ospedale era il fagiano, non io, per cui adesso che il fagiano è tornato a casa, devo recuperare un pò di cose, tipo fare il numero 95 di Rat-Man che dovrei consegnare a inizio gennaio, per dire. Io speravo nella fine del mondo, e invece sembra che mi stiano tirando il pacco, mi toccherà farlo.

Comunque!

Nell’attesa che tutto si risistemi, lasciatemi postare uno dei video più esilaranti che io abbia mai visto in rete:

Ci risentiamo presto, che il Fenzi ha commentato LO HOBBIT e io devo commentare altre cose, tipo un fumetto che ho letto e che si intitola DAVVERO.


Intervallo 2 – IO VI TROVERO’

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Mi dicono che anche il Papa è su Twitter, mentre io sono ancora sui Togo.

twitter

Dai, piano, piano cercherò di arrivare a tutti.  Faccio le cose con una lentezza terribile. Tipo parlare dei film che ci piacciono a noi, ci.

Ho visto i primissimi minuti de LO HOBBIT. Spettacolari! Poi ho buttato tutto nel cestino perchè il video aveva una qualità terrib…ehm…Volevo dire che poi sono uscito dal cinema! Sì! Già! Ma pensa, che originale, che sono! Già!

Che Roberto Recchioni fa presto, a dire “andatelo a vedere a 48 fotogrammi al secondo in 3D o non andatelo a vedere affatto!” Lui abita a Roma! Ne ha almeno tre, di cinema, che fanno il 48ftp in 3D. Invece noi, che abitiamo, non voglio dire a Parma, che abitiamo IN EMILIA ROMAGNA, non ce n’è UNO solo, di cinema, che faccia la proiezione a 48ftp in 3D.

E anche il 3D, a Parma, Cinecity Campus sala 6, per intenderci, ti rifilano un 3D di merda. E gli occhiali che ti danno sono per proteggere gli occhi dagli schizzi. 

per questo, a me viene da dire che se non guardi LO HOBBIT da una CAM scaricata, con Audio 5 e Video 4,5, non puoi gustartelo veramente.

Comunque, domani vi posto la recensione de LO HOBBIT di Beppe Fenzi. Voi direte “Eh, ciao, la solita recensione de LO HOBBIT, me l’ha già fatta anche la mia portinaia! Veloci, eh?” E invece, sciocchi (fuggite!), da domani si inaugura una rubrica di recensioni che non ha nessuno al mondo. E se ce l’ha è perchè ci ha copiati.

Una rubrica di cineMAH che chi la fa, CI METTE LA FACCIA.

Saspensss.


cineMAH presenta LO HOBBIT

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di Beppe Fenzi, il critico che ci mette la faccia:

THE_BEPPIT

Ci sarebbe da scriverne per ore, ma rischierei di andare ben oltre il tedio, quindi proverò a essere conciso, se possibile. Quanto all’oggettività da critico paludato (che appunto non sono), be’, scordatevela!

Non sono mai stato un fan “a tutto tondo” di Tolkien, e devo ammettere che feci non poca fatica a ultimare la lettura della trilogia de IL SIGNORE DEGLI ANELLI (circa sei mesi!). Troppe canzoni; troppe descrizioni di ogni singola gemma sugli alberi e striatura nella roccia; una traduzione (che mi si dice esser stata rifatta in seguito, per fortuna) così datata e ampollosa che non riuscì a coinvolgermi come avrei voluto. Se Gandalf, nel bel mezzo di una battaglia, esclama a qualcuno «Vieni meco all’arciono» e poi si trova a fronteggiare gli “orchetti”, mi parte la risata e difficilmente, per quanto possa impegnarmi, vengo trasportato nel pieno dell’azione descritta! Va da sé quindi, dopo tale premessa, che se mai avessi avuto vaghi propositi di oggettività, sarebbero a quest’ora già andati bellamente a farsi benedire: per tali affermazioni mi scornerò certo con i tolkieniani più integralisti, ma non me ne vogliano costoro se credo appunto che Peter Jackson, con la sua trilogia cinematografica, abbia infine reso un gran servizio all’opera letteraria, migliorandola non poco.

beppe nel signore dei ratti

Sulla destra, Beppe Fenzi ne IL SIGNORE DEI RATTI

Non siamo però qui a parlare di quella trilogia, bensì del primo capitolo di una nuova saga, che traspone, con molte licenze e aggiunte (certo arbitrarie), un tomo nato soprattutto per compiacere i lettori in erba.     

Lessi LO HOBBIT circa 15 anni fa, e lo ricordo solo sommariamente, per cui non sarò in grado di elencare con dovizia di dettagli quali siano i cambiamenti e le integrazioni che Jackson e il suo nutrito team hanno operato, e non mi interessa farlo. Né starò a valutare se sia corretto o meno arrogarsi il diritto di trasformare un libro per ragazzi in un’epopea su celluloide da nove ore di durata. Mi limiterò invece a esaminare quel che alla fine è giunto sul grande schermo, conscio del fatto che, con l’arrivo dei due film successivi, dovrò gioco forza ridimensionare i miei giudizi o addirittura rivalutare in meglio la pellicola.

Che dire? Tre ore che, per quel che mi riguarda, sono volate: UN VIAGGIO INASPETTATO è quanto di meglio potessi esigere dall’adattamento, e se allungando il brodo del libro i risultati sono questi, non posso che esserne felice! I toni favolistici del libro sono integrati ad hoc alla dimensione epica de IL SIGNORE DEGLI ANELLI, che resta inalterata, grazie anche all’introduzione di villain intriganti e sequenze ultraspettacolari che lasciano a bocca aperta per le doti da demiurgo immaginifico di Peter Jackson; il canovaccio del libro è rispettato fedelmente e le aggiunte non vanno assolutamente a compromettere lo sviluppo della trama proposta da Tolkien nel suo volume.

Con mezzi apparentemente illimitati ed effetti speciali che sono lo stato dell’arte, le emozioni che il film regala sono tuttavia quelle genuine del cinema che fu, delle  avventure per famiglia made in Disney con titoli come I FIGLI DEL CAPITANO GRANT o L’ISOLA SUL TETTO DEL MONDO, con non poco del fascino presente nei fantasy di Harryhausen. Jackson, dunque, come già nel precedente KING KONG, è in grado di far tornare bambini, senza però banalizzare o rendere naif il racconto, caricandolo anzi di componenti in grado di appassionare e di ammorbidire anche le scorze più irriducibili. E poi il suo, al pari di quello di pochi altri (penso a Spielberg o Del Toro, per esempio), è sicuramente un cinema d’intrattenimento, ma autoriale nel contempo: non ciò che potrebbe offrire un Michael Bay qualunque; poco importa l’avvento del 3D o dei 48fps, Jackson gira comunque alla vecchia maniera e si fa forte di un entourage di collaboratori di tutto rispetto che arrivano da un background di appassionati simile al suo. C’è amore nei suoi lavori, trasuda da ogni fotogramma, anche nelle sequenze d’azione più smaccatamente barocche e ridondanti: mi rendo conto che possa non soddisfare tutti i palati, ma questo è il cinema che preferisco, quello che fa vibrare tutte le corde della mia emotività.

C’è chi si è lamentato per l’eccessiva lunghezza della presentazione dei nani in Casa Baggins: il tutto, a voler esagerare, dura sì e no una ventina di minuti scarsi su un film di tre ore. Mi sembra anche normale voler prendersi del tempo per presentare la nutrita compagine di protagonisti prima di calare lo spettatore nel cuore dell’avventura, anche perché quando l’avventura parte, non si ha davvero un attimo di tregua!

Come già si diceva, la qualità della messa in scena è altissima: non c’è un singolo aspetto della pellicola che mi senta di criticare, dal momento che tutti gli apparati lavorano in sinergia esemplare e la macchina HOBBIT è perfettamente oliata sin nel più piccolo ingranaggio.  Mi soffermo solo brevemente a segnalare che, come già in LOTR, anche questa volta il casting è perfetto e tutti gli attori sono calati con viva convinzione nei ruoli loro assegnati (solita menzione per quel geniaccio di Serkis che offre ancora una volta un Gollum da Oscar, in alcune delle scene più belle del film). Da bravo nostalgico quale sono, mi è corso un brivido lungo la schiena nel momento in cui Christopher Lee appare sullo schermo tornando a vestire i panni di Saruman il Bianco: l’attore, ormai anzianissimo, non fa altro che parlare seduto a un tavolo, ma la sua presenza scenica si fa ancora sentire e, pur augurandogli ogni bene, questo film potrebbe essere un canto del cigno artistico di tutto rispetto per una vecchia gloria del cinema come Sir Chris.

Ovviamente il film ha già ottenuto una ridda di recensioni negative che, per fortuna, non surclassano in numero quelle di chi, invece, ha accolto entusiasticamente LO HOBBIT: se non lo si fosse capito, io sono tra costoro!

Ah, dimenticavo, se qualcuno fosse così gentile da regalarmi il Goblin scriba, gliene sarei infinitamente grato! :)



Ma chi è Martinelli?

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Ai uìsciu a merricrismas, ai uìsciu a merricrismas, ai uìsciu a merricrismaaaaass

endanàppiii niùùù iiar!

 babbo natale

Dopo avere terminato la cena della Vigilia con un ottimo Moment, giusto due righe per augurare Buon Natale a tutti voi che non vi vergognate che il Natale sia una festa religiosa, mica una festa degli abbracciatori degli alberi o una festa del Sole o una festa del Kolinhar.

Buon compleanno Gesù.

Non so mai bene cosa prenderti di regalo, ho escluso il dvd de GLIAVENGERS, che so che non ti è piaciuto, cravatte non ne porti, l’abbonamento a Famiglia Cristiana non me lo leggi, la WII no, poi ci gioca Pietro non te  la ridà, sai cosa, ti prendo, come tutti gli anni, delle mentine per l’alito. Le dai al bue e all’asinello che sono gentilissimi, ti tengono caldo, ma la biada ha quell’effetto lì devastante che quando alitano non ci resisti due minuti.

Vedi San Giuseppe come sta ben distante?

Poi hai questa abitudine che anche se compi gli anni tu, devono avere regali tutti gli altri.

Allora guarda, anche qui, grazie, come avessi accettato, ma sono un Vecchio, ormai, se ho bisogno di qualcosa lo posso prendere.

Ti chiedo solo per i bambini.

Un bel regalo per i bambini come te.

Che non smettano mai di sognare.

Che tutto quanto, il giorno dell’addobbarello, la cena della Vigilia, le candele, la tovaglia buona, i piatti della nonna, il vestito della festa, la messa di mezzanotte, il presepe, la statua del Bambinello che si mette nella mangiatoia a mezzanotte, tranne nel mio presepe che è tutto incollato, dovrei far comparire tutta la grotta come il mago Copperfield di fronte ai pastorelli esterrefatti, i regali sotto l’albero, la storia di babbo natale e delle renne, Smizzer, Struffel, Spruznel, Tozzer, Fafner, Gnobbler, Sfizzer, Drizzer e Claudia Frattinelli, l’unica renna che rifiuta lo pseudonimo, tutto questo è per i bambini.

Perché non smettano mai di sognare che ci possa essere, almeno una volta all’anno, un momento bello.

Che i sogni nostri, di vecchi, a volte li abbiamo barattati per un’ora di sonno in più.

O magari sogniamo, ma tipo stanotte, che ero con l’agente immobiliare, dovevo pagare ancora 100.000 euro di lavori a questo martinelli, poi c’era un’altra rata rimasta indietro e poi ce n’era un’altra nuova che non sapevo ci fosse, insomma, dovevo pagare ancora 300.000 euro prima di fare il rogito della casa nuova e non sapevo cosa dire, che io non avevo più soldi, e mi chiedevo chi diavolo fosse, questo Martinelli, e quali lavori avesse fatto, e chiedevo quanto tempo avevo epr pagare e lui, l’agente immobiliare non mi rispondeva, anzi, fingeva che io non fossi lì, che doveva ricevere altre due persone a cui doveva far vedere una casa e io allora mi arrabbiavo moltissimo, che non era possibile che non mi rispondesse, che erano tutti bravi e buoni se uno sventolava il libretto degli assegni, ma alla minima difficoltà ti voltavano le spalle, poi mi sono svegliato.

Che io sto pagando delle rate per la casa e sono così bravo a fare i conti che un giorno sono entrato in casa tutto trionfante, faccio alla Cate “Ci stiamo dentro tranquillamente! Anzi, alla fine ci restano pure un sacco di soldi!” E mi vantavo della mia bravura di lavoratore e di calcolatore.

Il giorno dopo mi ero accorto che avevo bellamente scordato una rata di Tantamila euro.

Che non è che ci siano poi trenta rate, ce ne sono sei. Ecco, su sei, son capace di scordarmene una.

E nel pomeriggio l’agente immobiliare mi ha scritto per farmi gli auguri di Buone Feste.

E io stavo per rispondergli “Sì, va bene, ma chi è questo Martinelli?”

E questa sera, la nonna Laura ha portato un pacco grande per le due belve lavate e stirate e vestite a festa, e gli ha raccontato che quel pacco lì glielo ha dato un signore grosso, con la barba bianca, che le ha chiesto la cortesia di farlo avere alle due bambine che abitano lassù al terzo piano senza ascensore, le ha detto “Mi faccia una cortesia, lo porti lei a Johanna e Lucy Maria, che io sono un po’ stanco, devo fare ancora tanti giri”.Pensa un po’, dice la nonna, era Babbo Natale!

La Johanna ha guardato la nonna e le ha detto, con tutta calma: “Impossibile”.

Noi ci guardiamo, per un attimo, e capiamo che il sogno è svanito, e che Johanna è cresciuta e ora è solo questione di aspettare le mestruazioni e una fila di creature spaventose simili a maschi che verranno a prenderla per andare alla festa di chissà chi, e poi Johanna aggiunge: “Nessuno può vedere Babbo natale!”

Grazie, Gesù Bambino.


SUL SERIO

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Dai, per una volta parliamo di fumetti anche qui, in fondo siamo mica geologi.

Mi indugia il dito sulla tastiera, mica perché non sappia bene come iniziare, ma perché la Johanna si sta guardando ALADDIN a tutto volume e non sento i miei pensieri, ma quelli di Jaffar.

Insomma, tempo fa c’è stato questo esperimento onlàin della Paola Barbato, che non avendo trovato un editore disposto a credere nella sua idea, ha radunato un gruppo di disegnatori attorno alla stessa, e ha pubblicato, per otto mesi, tipo sei pagine settimanali di questa storia che si intitola DAVVERO.

 Avevo seguito un po’ le prime puntate, poi mi sembra sempre di essere in mezzo alla corrente di un fiume, mi sfugge tutto e vengo trascinato via e non avevo più letto niente.

 Ora, Paola Barbato, se non la conoscete, su wikipidia c’è che… No, niente, ragazzi,ora c’è la canzone del tappeto volante…”il mondo èèèè miioooo..nessuno ti dirààà”… “è un mondo tuo per sempreeee”…ora canta pure Jasmine, …”che dolce sensazione nasce in meeee”. Ora cantano a due voci, un disastro…facciamo che la finisco di ascoltare, poi torno.

Scusate. Paola Barbato, dicevo, è una sceneggiatrice di fumetti, poi scrive libri, scrive, scrive, tante cose, che a dire il vero, non seguendo da anni DYLAN DOG, ne avevo sentito parlare, di questa Paola qui, ma poi non mi ricordo nemmeno se avevo letto qualcosa di suo. Fino a quest’anno qui.

Che escono DARWIN e poi Le Storie numero 1: IL BOIA DI PARIGI e poi c’è stato questo esperimento onlàin.

DARWIN lo avevo preso in estate in montagna, a Monchio delle Corti, dove qualunque cosa arrivi dal mondo civile è accolto come il pallone di Tom Hanks in CAST AWAY, così l’ho comprato e l’ho letto.

DARWIN è di fatto una storia tronca, e all’inizio ci sono gli spiegoni sotto forma di finte frasi di circostanza, tipo “Ciao Andrea Plazzi, redattore di Rat-Man! Ho saputo che sei laureato in matematica e ti occupi di traduzioni per la Sperling e Kupfer, vuoi una tartina al caviale?” “Grazie mille, Leo Ortolani, fumettista noto per Rat-Man che ha adottato di recente due figlie colombiane e ha una laurea in geologia, prendo anche quella con il patè!” Di modo che, nel giro di poche vignette ambientate a una festa, sai già che lui, il protagonista, ha un debole per lei, che però ammira quell’altro, e che lei, casomai non si capisse dal disegno di Casertano, è giapponese, non sopporta suo padre e ha un’irritazione alla vagina dovuta all’ultima biciclettata sulle colline intorno a Parigi, semmai ci fossero colline intorno a Parigi, che io non ci sono mai stato in vita mia.

C’è scritto così: “Sai, ho un’irritazione vaginale dovuta alla mia ultima biciclettata intorno a Parigi dove Leo Ortolani, geologo che poi fa i fumetti, tipo Rat-Man, non è mai stato in vita sua e nemmeno ci soffre, per questo, che per lui i francesi, così, senza motivo, stanno bene in Francia”.

Be’, in effetti non c’è scritto così, è Leo Ortolani che ha un’irritazione alla vagina, ma era per dire.

Insomma, se si passano le prime frasi, la storia ti acchiappa proprio, e quella che doveva essere “dai, ne leggo cinque minuti, poi faccio altro” è diventata una lettura tutta di un fiato.

Che nella mia scala personale di gradimento è un gran bel punteggio, tipo 3. Che la mia scala di gradimento va da 1 a 3, perchè l’entusiasmo non tocca mai il gelido cuore dell’Ortolani.

Poi ho letto in rete cosa pensavano di DARWIN, e di solito leggere in rete di un fumetto significa entrare nella tana delle tigri di Comicus, e c’era chi ne parlava male, c’è chi ne parlava bene. Al solito.

Intervallo. Siamo alla scena finale tra Jaffar e i nostri eroi. Lei non lo sposerà mai e lui si arrabbia, ma…Jaffar esprime il suo ultimo deisderio! “Voglio che Jasmine si innamori perdutamente di me!”

Johanna è molto inquieta, però è un bluff di Jasmine, perché il Genio non ha mai esaudito l’incantesimo e…sta arrivando Aladdin!

Bene. Dicevo che DARWIN non è affatto male, e così prendo anche IL BOIA DI PARIGI. E vabbè, non male, ma io e la storia siamo sempre stati nemici giurati, i voti a scuola lo confermano, quindi mi appassiono di meno. Gli darei 2.

E infine, il mese scorso, vado da Paolo, il mio edicolante, vedo questa copertina triste con il titolo su un simil post-it: DAVVERO.

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Ma dai! Mi dico.

Alla fine l’ha fatto in edicola!

E lo lascio lì.

Per via della copertina.

E Paolo mi dice che in effetti la gente vede la copertina e lo lascia lì. Oh, intendiamoci, non è che la sua edicola sia l’ombelico del mondo, dove se una cosa vende, lo decide l’edicola di Paolo, ma come dargli torto?

C’è più dramma e azione nelle copertine dei fumetti dei carabinieri.

E insomma, lo lascio lì.

Poi passano le settimane e DAVVERO è ancora lì.

E a un certo punto, oh, il primo numero si prende sempre, eh?

Faccio uno sforzo, guardo altrove, tipo la copertina di Playboy lì sopra, e lo prendo.

E lo leggo.

In parte sapevo già la storia, avendone letto le prime puntate onlàin, ma qui la Paola cosa ti ha fatto? Da brava professionista ha riscritto la storia per il mezzo su cui deve essere pubblicata, quindi un albo di 96 pagine. E la leggo tutta di un fiato. 

E decido che questa Paola qui, che non conosco personalmente, e che tempo fa aveva detto in un’intervista che a lei, Rat-Man, dopo due gag si annoiava, per cui, punto sull’orgoglio, quello lungo i soliti otto centimetri, avevo deciso che non mi era mica tanto simpatica, quella Paola lì, adesso decido che questa Paola qui non scrive affatto male.

Cos’è DAVVERO? E’ la storia di Martina, una ragazza del bresciano che dopo una vita sotto la campana di vetro di una famiglia benissimostante, prende al volo l’occasione di una sfida lanciatale dal padre e va a Milano con 20.000 euri in tasca e un anno per imparare a vivere per conto suo.

Martina, poveretta, è stupida come un’oca e DAVVERO non ha mai provato a camminare con le sue gambe depilate. Ce la farà?

E’ inutile dire che mi sono affezionato a questa poveretta, che potrebbe essere benissimo la sorella di Rat-Man, quel Rat-Man che in AVARAT si ritrova nella giungla armato unicamente della carta di credito.

La scansione dei tempi narrativi, quelle istantanee che focalizzano l’attenzione sui momenti salienti della storia, la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto fisica, dove di strabelli ce ne saranno due su ventiquattro, che la stessa Martina ha un naso che pare Pippo Franco prima della plastica, rendono la storia DAVVERO reale.

Si vuole andare a vanti a leggere cosa succederà, come nei migliori manga per ragazze che io ovviamente leggo a secchiate, e questa è l’unica cosa che importa, in un fumetto.

Perché poi mi vado a leggere onlàin di questo DAVVERO e scopro diverse cose che mi colpiscono.

La prima è che, naturalmente, se un autore italiano propone un tipo di storia che in Italia non è mai stata fatta, gli editori ti diranno che non vende, perché non esiste niente di simile.

Collocando direttamente gli editori o comunque i responsabili artistici delle redazioni al livello intellettuale della foca monaca.

Dove la foca monaca ha comunque avuto la lungimiranza di fare pubblicare le storie a fumetti dei Carabinieri.

Poi è stata arrestata.

Che gli editori italiani hanno il brutto vizio di leggere solo albi italiani, tipo TEX, Trottolino e, con un guizzo inaspettato, i Carabinieri.

Il resto, può anche non esistere.

Tipo i manga per ragazzine.

E non importa se i manga per ragazzine hanno già fatto sei volte il giro del mondo, vendendo l’invendibile ovunque, perché raccontano di problemi legati alla loro età e al riuscire a vivere spesso per conto proprio.

Se non mangiano bistecche alte due dita, non hanno un dentone solo e non fanno parte dell’Arma nei secoli fedeli, l’editore italiano ti dirà che non vendono.

Quindi, cosa ti fa, la Paola Barbato? Te li sfida tutti e te li pubblica su internet, e dopo un po’ di settimane che i lettori di Tex e di Trottolino la sputazzano e la schernazzano, DAVVERO inizia a raccogliere ogni settimana i suoi 10.000 lettori fissi.

E tra le foche monache si fa avanti Giuseppe Di Bernardo, che getta la tonaca e urla “Te lo pubblico io!” Davvero? Fa la Paola. Davvero, fa lui.

Bravo, Giuseppe! To’ un’aringa.

Così, per la Star Comics, è uscito il fumetto in edicola.

E ieri ho comprato e letto d’un fiato anche il secondo.

Insomma, finito JOHN DOE, senza voler per questo fare paragoni, che sono cose diverse, credo che DAVVERO sarà uno dei pochi fumetti che andrò a comprare personalmente in edicola.

Peccato per le copertine, che alla Paola Barbato ci piacciono un sacco, le copertine “per sottrazione”, che a lei le esplosioni di colori e di cose no, grazie,  e adora queste qui. Tristi come una domenica in un appartamento studentesco vuoto e senza più biscotti al cioccolato. E fuori c’è Milano.

Ma gliela perdono. Non sono uno che si fa influenzare dall’aspetto delle cose.

 Però!…

Però, quando ho guardato le interviste della Paola Barbato, che spiegava tutta l’odissea di DAVVERO, sono rimasto immobilizzato sul mouse come un fagiano che sente che lo chiama il pollivendolo.

Perché la Paola Barbato somiglia in maniera incredibile alla mia professoressa di matematica di terza liceo. Ed era un liceo scientifico. E nella prima parte dell’anno le cose erano andate bene, poi, stranamente, nella seconda parte avevo iniziato a scivolare giù dalla collina del sapere matematico e questa professoressa era diventata il mio nemico naturale, come l’orca lo è per i pinguini.

Oggi facciamo gli studi di funzione. Mi sentite tutti? Marchetti? Ghidini? State attenti, che poi vi interrogo.

Oggi facciamo gli studi di funzione. Mi sentite tutti? Marchetti? Ghidini? State attenti, che poi vi interrogo.

E pur di conquistare la sufficienza mi facevo interrogare ogni volta che c’era matematica e ogni volta era un’insufficienza, ma ogni volta, ogni volta, che alla fine uno avrebbe dovuto anche arrendersi e lasciarsi morire appeso agli integrali come Steve Mc Queen ne LA GRANDE FUGA, ma era l’anno in cui scoprivo i film di ROCKY e non faceva male, non faceva male, e dopo essermi fatto gonfiare di botte per mesi, ero stato promosso. Non so con quale sufficienza, perché non ce l’avevo. Forse ho vinto ai punti.

Insomma, Paola, grazie per DAVVERO.

Ma grazie non solo come lettore, anche come autore.

Perché lottare per un’idea editoriale e riuscire a spuntarla, dimostrando che era una buona idea, apre sempre delle porte nuove. Porte aperte di cui c’è sempre bisogno per cambiare l’aria, dopo che si è cucinato bistecche alte due dita per 60 anni.

E se un giorno ci incontrassimo a una fiera, non mi chiedere il significato di disequazione.

 davvero

Post Scriptum:

Poi mi avvicino a Johanna, ancora sdraiata per terra, che guarda la tv, e mentre la spupazzo le faccio “Bella, la mia Jasmine! Ma che occhi! Ma che capelli! Ma che principessa!”

E lei ride tutta contenta, che sogna già il suo principe.

Davvero.


Non fate l’ONDA!

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E’ onlàin da alcuni giorni, una tostissima intervista fattami dai curatori de LA TANA DEL SOLLAZZO, luogo nerd per elezione, che mi hanno sottoposto a una serie di domande difficilissime sui meccanismi arzigogolati che reggono l’intera saga di Rat-Man.

Astenersi persone che vogliano conservare di Rat-Man un’immagine di personaggio che fa ridere, con le sue belle storie di una volta.

Se volete fare un salto nella TANA, cliccate su questo link:

http://www.ilsollazzo.com/forum/viewtopic.php?f=11&t=3522

Se invece siete di dito pigro, ve la copioincollo qui sotto.

valker3

NERD-INTERVISTA A LEO ORTOLANI

Cari lettori della Tana del Sollazzo, in occasione delle Feste natalizie il vostro forum preferito ha deciso di farvi un regalo speciale: un’imperdibile intervista a Leo Ortolani!

Ma già vediamo gli occhi di molti alzarsi al cielo: certo, l’autore di Rat-Man è uno dei fumettisti italiani migliori e più conosciuti e apprezzati, ma la disponibilità di Ortolani fa sì che siti e blog di internet siano pieni di sue interviste, con il risultato di ottenere alla fin fine gli stessi concetti. Cosa aggiungerebbe di nuovo questa, rispetto alle altre? 

Be’, in realtà qualcosa di diverso c’è: proprio perché consapevoli di questa situazione, abbiamo deciso di dare un’impronta ben precisa alla nostra intervista, un taglio che solitamente viene sempre evitato quando si fanno delle domande a Leo, ma che noi crediamo sia importante, e che l’autore stesso non aspetti altro che vedere le interviste cui si sottopone prendere una certa direzione…

Ciao Leo.

Intanto, grazie per il tempo che ci dedichi. Come anticipato, la nostra intervista verterà su un tema particolare, in parole povere sarà un’intervista pienamente, interamente e fieramente nerd. Non ti chiederemo niente riguardo alle tue fonti di ispirazione, alla querelle sul n. 100, ai tuoi gusti cinematografici o alla componente comica di Rat-Man, bensì ci concentreremo completamente sul lato della continuity del tuo fumetto, focalizzandoci su tutte quelle cose che, anche alla luce della trilogia appena conclusa, possono causare dubbi e perplessità.

Abbiamo passato un intero pomeriggio a sfogliare l’intera collezione di “Rat-Man” e ora ti chiediamo: sei pronto a rispondere ai nostri dubbi? Ti avvertiamo, non vale rispondere “La cacca!”, a meno che qualche domanda non sia un’inconsapevole richiesta di spoiler: possono esserci infatti cose che ci hanno lasciato dei dubbi, ma che sono ancora volutamente fumose in vista di future storie che approfondiranno tali temi. In quel caso, sei libero di ricorrere alla risposta di cui sopra! ;)

  • Partiremmo con un po’ di domande sorte proprio dopo la lettura dell’ultima trilogia, cosiddetta “Criminale”.
    In essa, tramite un complesso racconto su piani di realtà differenti, affronti addirittura il tema della nascita dell’Ombra e della Luce, fondanti per la “mitologia” di Rat-Man. Ma mentre abbiamo finalmente capito come nasce l’Ombra, risulta ancora poco chiara la genesi della Luce. Al termine della trilogia scopriamo infatti che esistono tre “stesure” della nostra realtà, e che la continuity che abbiamo seguito in tutti questi anni era solo la terza di queste versioni, quella in cui l’Ombra e la Luce esistono come forze immanenti. Già dalla seconda stesura però vediamo l’involontaria creazione da parte di Valker di quella che è a tutti gli effetti uno stadio embrionale dell’Ombra, alla quale Janus contrappone una sorta di embrione della Luce, inserendo all’ultimo secondo nell’equazione il tracciato mentale di Rat-Man. Sembrerebbe quindi che Valker e Rat-Man siano gli inconsapevoli creatori delle Forze che nel loro universo narrativo dominano il mondo, cosa che però fa sorgere qualche dubbio.
    Se i veri supereroi sono quelli collegati alla Luce, dobbiamo forse desumere che tutti quelli presenti nella seconda stesura, inconsapevolmente creati dallo stesso Valker, siano in realtà semplici “uomini in calzamaglia” senza arte né parte? Pare difficile credere questo di figure come il Pipistrello, da sempre considerato il supereroe per eccellenza, per cui puoi darci una mano a capire meglio il funzionamento e la genesi della Luce?

Partiamo dall’inizio. Leggendo le storie di Rat-Man, mi sono accorto che il concetto dell’Ombra entrava a far parte della serie solo nella seconda parte della esalogia delle origini. Per intenderci, nel numero 31, IL RITORNO DEGLI EROI, dove Valker la usa per convincere Abbard a prendere in squadra Deboroh/Rat-Boy. Prima di allora, Jan Valker faceva solo parte di una non ben identificata organizzazione paragovernativa, I GOVERNATIVI, appunto, i classici uomini in nero che manovrano il mondo restando, appunto, nell’Ombra. Ma L’Ombra in quanto entità che sceglie i suoi recipienti umani, non esisteva.

L’intuizione narrativa di crearla arriva quindi durante la stesura di quella storia in sei parti che, nelle iniziali intenzioni, doveva essere incentrata sui cattivi. Su Boda e Jan Valker e sugli uomini in nero.

Questo, perché mi ero appena sciroppato tutta la trilogia del Padrino e ne ero rimasto affascinato e volevo fare una saga sulla famiglia dei Valker.

Ma all’epoca avevo forse meno coraggio, per cui decisi che non potevo spostare l’attenzione dal personaggio principale e tagliare così l’umorismo. Così incentrai tutto su Deboroh, come se quasi tutta la storia fosse raccontata attraverso il suo punto di vista.

Salvai la componente umoristica, narrai con più completezza la storia della Seconda Squadra Segreta, accennata solo in precedenza, nella cosiddetta trilogia del Ritorno, e in più raccontai dell’Ombra e di coloro che lei sceglie ogni trent’anni come “recipienti umani”.

Così, dopo Boda Valker, è stato il turno di Jan, suo figlio nel 1984. E nel 2014 l’Ombra cercherà un nuovo recipiente in cui incarnarsi.

Questa è quindi la nostra realtà. O, se preferite, la terza realtà.

In soldoni, lungo la serie di Rat-Man c’era stata un’idea che non si era sviluppata subito (l’idea dell’Ombra) e che, una volta sviluppata, andava a coinvolgere anche gli eventi già narrati e disegnati.

Prendiamo a esempio “la maschera di Boda”. Noi vediamo Boda per la prima volta nella trilogia de IL RITORNO. Seduto al buio, quel volto nell’ombra era solo un modo per rendere “misterioso” questo personaggio. Non pensavo a una maschera.

Ma anni dopo, una volta sviluppata l’idea dell’OMBRA nell’esalogia delle Origini, quel volto nel buio è diventato una maschera con cui lui si difende dalla luce.

Gli stessi occhiali a fessura di Jan, tipo quelli che si usavano secoli fa per difendersi dal riverbero del ghiaccio, trovano una ragione narrativa, più che grafica, diventando occhiali per difendersi “dalla luce”.

Facendo un passo indietro, rispetto a tutto questo, ho preso quindi ispirazione dalla cronologia del mio stesso lavoro e ho pensato che potevo fare una storia simile: una storia in cui l’Ombra non esiste subito, ma una volta apparsa si stende su tutta la realtà, avanti e indietro lungo la direttiva del tempo, come se fosse esistita da sempre. Riscrive la realtà totalmente e da quel momento questa realtà diventa la nostra e noi non sappiamo più niente di quelle precedenti.

Ombra e Luce, Bene e Male, non si inventa niente di nuovo, ma Jan addensa una di queste forze in un corpo. La porta a incarnarsi in Topin. In Topin che prima è solo un ragazzo malvagio, poi diviene la sua ombra e infine l’Ombra.

Da qui, l’Ombra cercherà lungo i secoli sempre un corpo in cui incarnarsi.

E se vogliamo, il Pipistrello e gli altri eroi della Prima Squadra non sono altro che addensamenti della Luce.

Una scintilla di questa Luce è quella che Jan trova anche in Rat-Man.

E’ quella che immette nella riscrittura della terza realtà, sperando (e qui Jan si fa per un attimo “luminoso”, prima di cadere) che basti un giorno a sconfiggere il Mostro che lui stesso ha creato.

Una variabile di speranza che andrà a mescolarsi alla riscrittura della realtà ad opera dell’Ombra stessa.

Di base, quindi, ogni supereroe creato in laboratorio o successivo alla Prima Squadra Segreta non possiede in sé “la Luce”. Potrebbe ottenerla, in teoria, seguendo un percorso interiore che lo porti a trovare la scintilla che ognuno ha dentro di sé. Ma questi supereroi vedono solo i poteri. Li usano per fare il bene, ma non sono in grado di illuminare il cuore degli uomini.

Il Pipistrello non è stato creato da Jan con la stesura della seconda realtà. Esisteva anche nella prima realtà. Come tutta la prima Squadra Segreta. Sono i supereroi originari. Sono la Luce fattasi supereroe, se vogliamo.

E Boda ha a che fare con loro in ogni realtà. Nella prima realtà, questi supereroi ispirano le persone al punto che non gli basta avere una Squadra sola. E alcuni editori li moltiplicano attraverso le storie a fumetti, come L’UOMO ELEFANTE. Klavius è uno dei promotori di questo modo di diffondere “il verbo del supereroe”, soprattutto con la serie di SORRO.

Posiamo quindi supporre che nella prima realtà lo stesso Jan sia un bambino influenzato da queste letture. Un’influenza che lo porta a voler creare sul serio un mondo pieno di supereroi (evidentemente non basta nemmeno a lui, la Prima Squadra Segreta, che comunque verrà eliminata anche nella prima stesura della realtà da Boda).

Ma ciò che creerà sarà solo una serie infinita di inutili uomini in calzamaglia, come in fondo lo erano quelli dei fumetti nati sull’esempio dei veri supereroi. E questo si vede nella seconda stesura di realtà, quando Jan incontra sul serio L’UOMO ELEFANTE. O quando muore sua madre e tutto il lavoro fatto per cambiare la realtà, per portare sul luogo dell’accadimento un supereroe in grado di salvarla, gli procura un inutile supereroe di nome Aquarius. Da quel punto in poi, nasce l’idea di cambiare la realtà per ucciderli tutti. L’idea che porterà l’inconsapevole Jan alla terza stesura.

  • Scusa un attimo, Leo, ma… tu dici che in tutte e tre le stesure i supereroi ci sono, non li ha creati Valker nel passaggio dalla prima alla seconda realtà, ma li ha solamente aumentati. Però non è questo che avevamo desunto dalla storia. Un membro del consiglio risponde infatti a Valker che “i supereroi non esistono”, e questo ci aveva spinti a credere che la prima stesura fosse un po’ come la nostra realtà, dove magari un Pipistrello, visto come ricettacolo di Luce, può anche esistere ma magari fa il benefattore, o qualcosa del genere. Invece da quel che dici tu, le cose non stanno affatto così…

 

Eh, potere della sceneggiatura approssimativa e sensazionalista…°___°
A dire la verità , nella sceneggiatura ho sviluppato poco quella realtà. I supereroi esistono sicuramente come fumetti, vedi Jan che da piccolo legge L’UOMO ELEFANTE, mentre non si capisce se esistano o siano esistiti veramente il Pipistrello e gli altri della Squadra Segreta. A me piace pensare che siano esistiti comunque e che abbiano ispirato loro il fiorire di pubblicazioni relative ai supereroi. Ma siccome si sarebbe trattato più che altro di una squadra di vigilanti, il
concetto di supereroe, associato alle capacità e ai poteri straordinari di un superman rimane ancora inesplorato. Da qui, l’affermazione del membro del consiglio e la relativa risposta di
Valker.
Mi piace pensare anche che dalla seconda riscrittura in poi, questa squadra di vigilanti assuma sempre più, per reazione alla creazione dell’Ombra, i connotati di cavalieri della Luce.

  • In secondo luogo, nella tua risposta descrivi la Luce come una sorta di costante lungo le tre realtà. Questo confuta forse la teoria che la Luce abbia avuto una genesi speculare all’Ombra, cioé come semplice addensamento (forma embrionale) lungo le prime due stesure, salvo poi diventare nella terza quella sorta di immanente muraglia di volti che
    fa da contraltare all’Ombra? Noi pensavamo che l’atto di Valker di inserire all’ultimo secondo nell’equazione del mondo la piccola luce di Rat-Man avesse scatenato questa trasformazione della Luce in vera e propria nemesi dell’Ombra, spalmandola analogamente lungo tutta la linea del tempo, e creando così la versione definitiva delle due Forze contrastanti. Abbiamo letto male?

 

No, sono io che faccio confusione tra l’esistenza del Bene e del Male e Luce e Ombra.
In effetti la Luce è contraltare dell’Ombra e un addensamento dell’una non può che generare un addensamento dell’altra. O per lo meno una sua origine. Perché se si forma un’ombra, vuol dire che esiste una luce.

  • Da alcune tue storie si capisce che i supereroi sono direttamente collegati alla Luce. Ma è anche vero che tu nel corso degli anni hai parlato di diversi tipi di supereroi: ricordando gli Ex-Men, gli uomini in calzamaglia, i supereroi della Trilogia di Nascondini e quelli di New York, come si rapporta ciascuno di loro nei confronti della Luce? Sono tutti suoi “agenti” oppure no? E in tal caso, come si classificano gli uni rispetto agli altri?

Praticamente sono tutti uomini in calzamaglia. Forse per i supereroi di New York farei un’eccezione. Nel senso che, come la Prima Squadra Segreta, immagino per loro un’origine simile, ma nel loro caso la Luce è stata poi affievolita dal desiderio di restare anche dopo che la loro missione era conclusa. Come dice Frank Miller: “o muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo”.

La saga dei supereroi di New York è una saga particolare perché prima di chiudere la serie di Rat-Man volevo idealmente chiudere tutte le altre serie di supereroi che avevano ispirato la mia.

Quindi la possiamo collocare sempre nella continuità di Rat-Man, tenendo però conto di questa sua particolarità “autobiografica”. Un po’ come quando “chiusi” la serie dei F4 sulla fanzine MADE IN USA.

  • Inoltre, abbiamo visto che c’è la possibilità di passare dallo stato di “uomini in calzamaglia” a quello di “supereroi veri”, ma come funziona esattamente questo upgrade? Abbiamo visto ad esempio l’Uomo con il Costume da Ragno diventare il Supereroe con il Costume da Ragno e l’Uomo delle Stelle sfoderare i suoi superpoteri. Gli stessi superpoteri a volte ci sono, altre volte no, altre volte ancora sono semplici gag, per cui sarebbe da capirsi se sia la Luce a fornirli ai
    prescelti, se rappresentano il motore dei supereroi (e quindi IL Rat-Man sarebbe il dono conferito dalla Luce a Deboroh) o se si tratta di concetti differenti, non correlati.

Il salto. Il morso del ragno. I raggi gamma. Solo metafore di quello che in realtà è un atto di fede vero e proprio, secondo il Pipistrello. Scegliere la via del supereroe, dedicare la propria vita per un bene superiore. E’ questo, che ti trasforma in un vero supereroe. L’upgrade lo devi trovare dentro di te. E’ quando ti imbarchi in una cosa che per tutti è impossibile, ma non per te. Perché tu credi in quello che fai. E’ così che riesci. Lo dice anche Yoda.

  • Abbiamo citato prima i supereroi di New York, che Rat-Man incontra nell’omonima esalogia. Ma in realtà non è mai stato molto chiaro chi sono in realtà questi supereroi: esistono fisicamente nell’universo narrativo di Rat-Man oppure no? Sono vere persone o proiezioni mentali del protagonista, esistenti solo nella realtà dei fumetti? Come dobbiamo realmente intendere, quindi, la scena in cui Capitan Battaglia esce dalle pagine del fumetto per far scoprire al piccolo Deboroh la sua vocazione?

Be’, direi che esistono, sì, nell’universo di rat-Man. Forse vi siete un po’ smarriti nel vedere che lui, Rat-Man, li vedeva anche se non c’erano…Ma solo perché ricordava dove avevano combattuto e cosa avevano fatto.

La scena in cui Capitan Battaglia esce dal fumetto, è invece una spettacolarizzazione di questa volontà di essere un supereroe che nasce in Deboroh. Al buio. Punito per una colpa che alla fine ammette. Nonostante abbia pochi anni, un’ammissione di colpa è sintomo di ricerca della verità. Della Luce. Potrebbe essere l’equivalente di quando ci viene voglia di fare qualcosa perché abbiamo avuto una “visione”..tipo riunire la vecchia banda musicale. Anche Joliet Jake Blues vede la Luce!

 valker

  • Tornando a concentrarci sull’ultima trilogia, un personaggio che è tornato in auge e con un ruolo di spicco è stato Tòpin. Il suo ruolo però ha sollevato numerose perplessità. Se non abbiamo capito male, nella seconda stesura Tòpin è originariamente un bambino amorale, e in
    un certo senso vuoto, che viene “fecondato” dalla dannazione di Valker, trasformandosi così in una sorta di incubatore vivente. L’embrione dell’Ombra, una volta giunto a maturazione, si impossessa totalmente della spoglia di Tòpin e al momento di uscirne lo sgretola.
    Nella terza stesura l’Ombra è immanente, però Tòpin esiste comunque,
    si suppone come individuo slegato da essa.
    Nella vignetta di pagina 48, però, subito dopo che Valker lo ha abbandonato, Tòpin viene dissolto dall’Ombra, come se fosse ancora una sua estensione. Questo pone un problema narrativo, dato che se lo dissolve significa che lo possiede, cosa che non ha senso, ma se non
    lo possiede allora non ha senso che lo dissolva. Come si spiega quella scena?

Qui bisogna fare alcune distinzioni tra spiegazione di tutto-ma proprio tutto quello che un autore fa e uso di scene a effetto, che chiudono bene le storie.

All’inizio della stesura di questa sceneggiatura avevo letto in Wikipedia cosa avevano scritto di Tòpin. Adesso è già stato tutto aggiornato, quindi quella frase non c’è più, ma mi aveva molto colpito che lo avessero definito come “l’ombra di Rat-Man e di Valker”, nel senso che viveva nella loro ombra, non era un personaggio veramente caratterizzato, senza di loro.

Questo fatto che fosse un’ombra ha dato la stura a tutta la storia.

C’era infatti un punto in cui la sua storia svaniva nel nulla, ed è alla fine della trilogia de IL RITORNO. Sale in auto con Valker e poi?

Da anni mi ero ripromesso di utilizzarlo come avversario di rat-Man, al posto di Jan, una volta che questi fosse sparito. Avevo anche previsualizzato alcuni bozzetti di un Tòèin “da grande”, con capello biondo, racchiuso in una coda, occhiali a fessura e un nuovo piano per prevalere sul suo antico maestro.

Ma dopo avere coltivato un po’ questa storia, sono stato fulminato dalla possibilità che lui fosse addirittura la PRIMA incarnazione dell’Ombra. Di Janus Valker.

Così sono tornato a quel punto, dove sale in auto con Valker e ho costruito la storia in modo che Jan lo accetti e ne diventi il tutore, il maestro, così come suo padre Boda aveva fatto con lui.

Il seguito lo avete già detto voi, da ragazzo naturalmente portato per la malvagità, diviene ricettacolo di qualcosa di peggio. Dice bene, la gente del laboratorio di ALTROVE: è come una sorta di anticristo. E infatti il suo modello è quel DAMIEN della trilogia, con l’aggiunta del classico remake inutile.

A questo punto è come se Tòpin muovesse i passi di Valker verso il fondo. Come se davvero fosse una presenza diabolica in grado di spingerlo a creare l’Ombra.

Si può pensare che l’Ombra stessa, stanca del predominio della Luce attraverso i supereroi, si sia addensata in un ragazzo, in Tòpin, e lo abbia portato a seguire Jan nella sua caduta, perché la corruzione di quest’uomo diventasse l’alimento che la facesse crescere e maturare, fino alla sua nascita. E’ molto contorta, ma ci sta tutta.

Del resto c’è, a livello di sceneggiatura, l’esigenza di fare tornare alcune cose, che alla fine tornano.

Nella terza stesura della realtà abbiamo quindi un Tòpin che esiste ancora, ma non ha più bisogno di essere ricettacolo primitivo dell’Ombra, così arrivati al punto di svolta, quando lui sale in auto, abbiamo semplicemente un ragazzino terribile che vuole fare carriera nel mondo dei cattivi, e che Jan fa scendere dall’auto. Il fatto che sparisca nell’Ombra è più che altro effetto scenico. Ma mi fa pensare che alla fine della trilogia de IL RITORNO, quando Cinzia domanda a Rat-Man “E Tòpin?”, lui risponde “Mai esistito.”

All’epoca in cui scrissi quella storia era un modo per dire che rat-Man non lo prendeva nemmeno in considerazione, né come supereroe, né come nemico.

A rileggerla adesso, viene da pensare che l’Ombra lo usi nella seconda stesura della realtà, mentre nella terza realtà, quella in cui la saga di Rat-Man è ambientata, lo abbia semplicemente abbandonato. Tòpin sia solo un ragazzino (probabilmente davvero orfano) che voleva seguire le orme di personaggi più grandi di lui e che alla fine viene scaricato. Un po’ il simbolo di lettori che vengono scaricati dalla serie, quando per loro diventa troppo impegnativa da seguire!;)

  • La Trilogia Criminale ci ha dato modo di vedere molti flashback di cose che non erano ancora state visualizzate o raccontate precedentemente, andando a colmare dei buchi nella continuity di Rat-Man. Il problema è che queste scene appartengono ad una realtà che non esiste più e che non è quella che abbiamo conosciuto. Quali di questi flashback possiamo considerare validi anche per l’attuale timeline e quali no?

Non ha veramente importanza. Potrei dirti “questa scena sì e quella no”, ma cosa cambierebbe? E soprattutto, a livello di sceneggiatura, magari un giorno potrei avere bisogno che una scena sia accaduta veramente oppure no. Mai sbilanciarsi! Aspettiamo la prossima rimescolata di universi paralleli!;))

Accontentiamoci del fatto che Jan ha avuto come padre un criminale che lo ha cresciuto nella sua..ombra. E una madre che non ha fatto in tempo a salvarlo.

  • L’ultima scena di “L’Onda”, con Kalissa all’ospedale, ha l’aria di essere una scena importante per gli sviluppi futuri della continuity, anche perché logica vuole che si svolga esclusivamente nella terza timeline, la nostra. Ma in tal caso, nella seconda stesura Valker uccide Kalissa oppure no?

Anche in questo caso, potrebbe essere importante per il futuro, oppure no. Era una scena bella. Ma per l’economia di questa trilogia Criminale. Di solito lavoro in modo che ogni saga possa essere autocompensante. O perfettamente chiudibile. E quella scena, che apre il cuore alla speranza, alla piccola luce, da il giusto finale a tutta la vicenda.

Nella stesura della seconda realtà, Valker uccide davvero Kalissa? E chi lo sa? E’ importante?

Forse la uccide, ma poi introduce nella stesura della terza realtà la piccola luce di Rat-Man e questo salva la donna. A volte, davvero, è bello anche restare nel dubbio. Ognuno la può interpretare come vuole. Fatto sta che adesso abbiamo una Kalissa viva da qualche parte.

  • Quest’ultima storia ha dimostrato ancora una volta la centralità del personaggio di Valker all’interno della saga di Rat-Man, e in particolare della dannazione di cui è allo stesso tempo artefice e vittima. Hai dedicato molto spazio a cercare di raccontarcene l’origine, ma questo argomento rimane ancora un po’ ambiguo.
    L’ultima trilogia ci suggerisce che la sua “discesa” sia un percorso continuo che lui compie attraverso ogni stesura della realtà: nella prima vede morire la madre e per rimediare crea i supereroi come reazione “malata” al trauma, nella seconda i supereroi lo deludono e per vendicarsi del loro fallimento segue le orme paterne e finisce per creare la loro Nemesi, nella terza questa Nemesi esiste già e domina la sua famiglia per cui non può far altro che piegarsi ad essa. E’ un percorso deliziosamente coerente, che lui affronta in maniera del
    tutto inconsapevole, salvo ricordare ogni cosa solo quando è ormai
    troppo tardi.
    E’ anche vero però che, in tutte e tre le realtà, quando la madre muore, il piccolo Janus ha già iniziato il suo addestramento con Boda, il che ci fa sorgere il dubbio di aver capito male il momento in cui Janus scende il suo primo gradino verso gli inferi. Per cui ti chiediamo, puoi dirci con chiarezza quale sia il momento preciso in cui comincia la sua dannazione?
    Inoltre la sua costante ricerca della verità assoluta, professata più volte, ha a che fare con la ricerca della verità relativa a precedenti stesure della realtà?

Janus Valker è un uomo di grandi ambizioni. E questo resta un carattere distintivo suo, proprio, qualunque realtà attraversi. Con grandi ambizioni arrivano spesso grandi immoralità. Non ci si ferma davanti a nulla.

Che poi sia cresciuto in una famiglia incapace di crescerlo in maniera morale, con una madre che si intuisce comunque debole, soggiogata dal marito, Boda, che preferisce scappare, lasciando il figlio, invece di restare e lottare, sicuramente fa il resto.

Così la discesa di Janus, fin da bambino, è la stessa in ogni realtà. Anche quando la madre lo abbandona. La madre che con il suo amore rappresenta l’unica salvezza di Janus. Un amore che trova, grazie a Kalissa e che nella prima realtà lo spinge, sempre per amore, a cercare di salvare e proteggere a sua volta le persone che ama. Io sono un fan di Victor Von Doom, il Dottor Destino, e considero la storia disegnata da Mignola, dove Destino cerca di salvare la madre da Mefisto, una delle più belle del personaggio.

Il suo tentativo di salvare la madre, rimodellando la realtà, è un mio personale omaggio a quella storia.

Anche Jan Valker aveva una mamma.

Anche Jan Valker aveva una mamma.

Nella seconda realtà, non solo la madre muore ugualmente, ma i supereroi si rivelano patetiche marionette. E scatenano la furia di Jan, che dedica la sua ricerca a rimodellare la realtà per fare sparire quelli che proprio lui ha creato.

Io non credo che esista un momento “traumatico” per cui qualcuno inizia una discesa. La discesa è fatta di piccole cose, piccoli passi. Come credere di potere individuare nella prima sniffata di cocaina una discesa verso il basso di un tossicodipendente. La questione è sempre molto più complessa e sfumata. La prima sniffata è un gradino che si scende perché se ne sono già scesi tanti altri. Scusate il paragone grottesco, non conosco il mondo della dipendenza e non vorrei banalizzare quello che per qualcuno è un dramma.

Infine, Valker non ricerca la verità assoluta, ma la conoscenza. Potrebbero essere la stessa cosa, ma lui è uno scienziato, la sua visione delle cose è molto più concreta che filosofica. Ma al di là di queste sottigliezze, avvertire che qualcosa non funziona nella realtà potrebbe essere effettivamente legato alla sua costante ricerca dei meccanismi con i quali funziona la realtà stessa.

  • Esaurite le domande scatenate dalla lettura della tua n-logia più recente, passiamo ai dubbi inerenti ad alcuni personaggi e temi che non vediamo più da tempo e che ci chiediamo se verranno ripresi oppure no.
    Due esempi sono Ik e Svarzenegger (per quest’ultimo ci rifacciamo alla vecchia pagina di presentazione dei personaggi) , diversissimi tra loro per storie e intenti ma accomunati dall’essere stati accantonati. Torneranno? Che ruolo avranno?
    Ma un altro personaggio rimasto in sospeso è senza dubbio Numero 6, il clone di Rat-Man che attualmente “riposa” insieme a Piccettino: avranno ancora spazio nella saga?

Non programmo mai niente di preciso, per cui non saprei davvero cosa dire, circa la sorte di questi personaggi.

Posso dire che Svarz non ha trovato più molto spazio per via che spesso avevo storie ambientate in altre realtà o in altri luoghi, o avevo già così tanti personaggi in ballo che non avevo spazio da dedicargli. Sta bene e vi saluta, comunque!;)

Per IK, avevo in mente un seguito, ma anche in questo caso, potrebbe trovarsi all’esterno della conclusione della saga.

In generale, tanti personaggi potrebbero tornare o meno, a seconda di quello che andrò scoprendo durante la chiusura delle varie trame. Sono uno sceneggiatore spietato. Se una cosa non mi serve, per quanto sia bella, la taglio. E’ una vera e propria disciplina mentale che prima di accettarla, chiedete a qualunque sceneggiatore, si apprende nel corso degli anni, stando male ogni volta che devi tagliare qualcosa, nemmeno dovessi tagliarti un braccio.

  • Una delle tue prime storie su Rat-Man è “Dal Futuro”: come dobbiamo considerarla per la continuity, alla luce delle svolgimento che hai in mente adesso? E’ ancora prevista la realizzazione di “Dal Presente” oppure no?
    E sempre per restare in tema, come dobbiamo interpretare ora come ora “Dimenticati dal tempo”? Considerando gli eventi narrati e le evoluzioni che vengono suggerite riguardo i protagonisti, e dopo la strada che ha preso la saga nel corso degli anni, la rinneghi perché troppo complicata da gestire con la nuova continuity? E’ considerabile come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, nel senso che è ambientata in un futuro successivo di anni a quella che sarà la conclusione di Rat-Man e quindi tranquillamente canonizzabile?

Una delle idee nel cassetto del “dopo Rat-Man”, è recuperare alcune trame lasciate in sospeso, e che non interessano in maniera particolare la trama principale, per dare loro una chiusura.

In questo caso, DAL PRESENTE potrebbe essere una di queste.

Cercare di riportare tutto a una continuità precisa non è una cosa che mi interessi fino all’estremo, per cui cerco di farlo solo quando serva a stringere le viti dell’intera struttura narrativa.

Nel caso di DIMENTICATI DAL TEMPO, potrebbe essere in continuità, o forse no. Prima dovrei finire la saga, per poterlo affermare con certezza.

  • La Trilogia del Ragno è foriera di problemi! Che fine fa esattamente il Ragno, alla fine della storia? E perché il personaggio ritorna in “Il Morso del Ragno”?
    Inoltre, come si spiega la morte di Valker nella trilogia? D’altronde, sempre a proposito della nemesi di Rat-Man, come dobbiamo interpretare il Valker che vediamo nella storia “Catene”?

Il Ragno esiste nei vari universi, per cui quello che vediamo nella trilogia del ragno è soltanto quello che ha sostituito il Ragno della nostra realtà, che vediamo appunto ne IL MORSO DEL RAGNO.

A Puerto Rico mi hanno detto che, riguardo alla presunta fine di Valker, le cose ritornano a scorrere normalmente, riportando il Ragno sbagliato nell’universo giusto. Riparando l’anomalia la realtà si riscrive, e infatti la casa dove avviene la drammatica conclusione non risulta essere distrutta, a fine trilogia.

Per quanto riguarda CATENE, mi piace pensare che sia una sorta di immagine futura di un aldilà. Un aldilà dove peraltro il tempo non esiste e quindi ci sono già tutti quelli che devono esserci, Valker compreso. Ma la situazione di Rat-Man, mezzo assiderato sul cornicione, può anche far pensare che si possa essere trattato di un sogno.

  • Infine, è doveroso un pensiero a Thea. Che fine ha fatto la vera Thea? E’ previsto un suo ritorno? Il finale dell’esalogia di New York suggerisce che Rat-Man sia riuscito a dimenticarla?

Thea. Nemmeno io so, che fine ha fatto la vera Thea. Ma so chi è. Solo che non posso dirlo a voi!

Alla fine dell’esalogia di New York, più che riuscire a dimenticare Thea, Rat-Man acquista una speranza nelle cose che verranno. Non si volterà più indietro. E’ l’inizio della corsa verso la fine.

Dal numero di gennaio, vedremo come si saranno evolute queste cose.

  • L’ultimo “nucleo di domande” riguarda la sottile linea che divide il reale dal metaforico in alcune tue storie, che a volte rende difficile capire cosa è effettivamente accaduto nella narrazione e cosa invece è solo metafora o fantasia.
    E non si può che partire da Jack Kirby e da… te! Sia il Re che Leo Ortolani sono apparsi in diverse occasioni all’interno delle storie di Rat-Man, ma non sempre è chiaro il ruolo che questi due personaggi ricoprono. Jack Kirby nell’universo narrativo di Rat-Man è un fantasma? Un agente della Luce? Semplicemente sé stesso?

E chi lo sa?;) Forse è solo il desiderio di un lettore come Rat-Man di potere interagire con uno dei più grandi creatori dell’immaginario supereroistico del mondo. In effetti ne IL RE E IO, parrebbe solo un sogno.

  • E tu? Ti abbiamo visto apparire come Incappucciato, come comparsa, come autore di fumetti alle “dipendenze” di Rat-Man del quale racconti le avventure…Qual è il vero te all’interno del fumetto? Il ruolo definitivo che ricopri all’interno della continuity è forse quello che si vede alla fine della quadrilogia di Anno Uno?

Io appaio più che altro per vanità. Poi, se dare un senso a queste apparizioni o meno, è affare che risolverò un giorno…

  • Un altro elemento della saga che si situa a metà tra il reale e l’immaginato è IL Rat-Man, quella versione ipertrofica del protagonista che abbiamo visto in alcuni momenti particolari della saga. Come funziona esattamente IL Rat-Man, è una trasformazione anche fisica e reale oppure ha valenza solo metaforica? La versione muscolosa e gigante di sé stessi è da intendersi come il motore di ogni supereroe o assume questa forma solo per Rat-Man?
    Verso la fine di “La Caduta”, terzo episodio dell’Esalogia della Rinascita, la trasformazione in IL Rat-Man sembra quasi suggerire un passaggio all’Ombra (vedendo anche la “mascherina d’ombra” sul volto del protagonista), quindi il dubbio che nasce è se la trasformazione in questo essere gigantesco sia da considerarsi un bene o un male.

Innanzitutto IL RAT-MAN appare così solo a Rat-Man. E’ la rappresentazione del desiderio di essere supereroe, un desiderio forte, che necessita un forte controllo. L’equivalente di “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.

Qualcosa a cui non si può semplicemente sfuggire fingendo che non ci sia.

E’ dinamite. L’uso che se ne può fare dipende da chi la usa.

La mascherina d’ombra,in quel caso, era solo un artificio grafico per drammatizzare l’immagine.

  • Aspetta un attimo, Leo: da questa risposta ci sembra di capire che IL Rat-Man è da intendersi come entità solo immaginaria, vista in questa foggia solo da Deboroh.

Ora, in “Ratmax” e nella Bilogia della Memoria il tutto avviene dentro di Rat-Man, per cui ok. Nell’Esalogia della Rinascita possiamo quindi considerarlo una rappresentazione della furia di Deboroh, che Krik non vede. Ma in “Anno Uno”? Il personaggio non è immaginario, nel momento in cui fuoriesce da Deboroh viene molto concretamente portato al commissariato. Unica eccezione?

 

Scusa, mi sono espresso male io, rispondendo direttamente alla domanda se apparisse così solo a Rat-Man. Pensavo che intendeste che come spirito del supereroe fosse lo stesso per tutti i supereroi,
che non ha ovviamente senso, così ho messo che appare così solo a lui, ma la sua manifestazione è ovviamente fisica anche per gli altri. Come qualcosa che esce da lui come nella saga dell’ANNO UNO o in cui lui si trasforma, come quando combatte Valker nell’Arena.
E’ comunque una fonte di energia. Ha una massa, ma è vuota, come esclama Doc, che lo analizza.
Come fosse un ologramma di Star Trek Next Generation. Dove l’energia del ponte ologrammi crea forme con cui puoi fisicamente interagire.

  • Nella trilogia in cui Rat-Man decide di appendere il mantello e la maschera al chiodo, a fare da collante tra i vari momenti della trama c’è un misterioso personaggio, il Grande Nascondini, che addirittura dà il titolo alla trilogia in questione. Ma chi è Nascondini, qual è il suo significato? E’ da considerare personaggio reale o anche lui solo una metafora di quello che stava vivendo Rat-Man in quel periodo?

Nascondini! Una figura che più misteriosa di lui non c’è in tutta la saga di rat-Man. Sicuramente una metafora di quello che stava vivendo in quel momento Rat-Man, Il Grande Nascondini si colloca all’interno di una delle trilogie più sfumate e belle che io abbia scritto. Sentivo di avere raggiunto, in questa storia, una specie di nuovo livello di gioco, in cui la scrittura toccava e suggeriva con una delicatezza che una luce forte avrebbe dissolto in nulla. Scusate se paio elogiarmi da solo, ma davvero non saprei tornare a spiegare quella trilogia nemmeno volendo. Eppure, proprio per questo, è una delle mie preferite. Sento che tutto torna, sapevo spiegarlo un tempo, oggi non riesco più. Non è alzheimer, è che succede quando si scrive, di avere dei momenti favorevoli ai famosi “voli pindarici”.E quando torni a terra, non puoi che alzare gli occhi a quello che hai scritto e meravigliarti per averlo fatto.

Il mio è un parere personalissimo, per carità! Poi capisco anche chi preferisce L’IMMUTABILE DESTINO!

  • Se rimaniamo nel campo delle metafore, uno degli esempi più lampanti nella tua produzione è sicuramente la trilogia dei Fantastici, che ai tempi dell’uscita ha fatto lambiccare non poco il cervello ai fan. Come va intesa questa storia, come vanno intesi i Fantastici? Sono personaggi di una dimensione parallela a quella di Rat-Man? Oppure si tratta di un’anomalia? E in questo caso, l’ha creata qualcuno o era preesistente? Perché ad un certo punto c’è compenetrazione tra questa realtà e quella solita?

Vedi sopra. Posso solo aggiungere che è una storia sull’amicizia e sulle vite di Brakko,  Cinzia e Jordan ambientate in un mondo senza Rat-Man. Una storia dove si sottolinea il valore dei personaggi comprimari all’interno di una saga. Due linee narrative che alla fine si toccano in modo che Brakko possa continuare a sperare nel ritorno del suo amico. Vedendo un film sui fantastici 4. Trovando un fumetto dello stesso gruppo. Facendo un parallelismo tra loro quattro e gli altri FANTASTICI. Con la conclusione che all’interno della saga, loro sono come una famiglia.

  • La bilogia di Ratto e la quadrilogia dei Sacrificabili ha dato largo spazio ad un ennesimo alter ego di Rat-Man. Ma stavolta, rispetto a quanto accaduto in altre parodie, la differenza è che il protagonista non è semplicemente un personaggio con le fattezze di Rat-Man, ma una versione alternativa del personaggio, quello che sarebbe diventato se avesse fatto una scelta differente in un preciso momento della sua vita. Ma quindi, come si spiega il fatto che Ratto arrivi fisicamente nella nostra realtà, tanto da risolvere in maniera concreta una certa situazione? E l’avventura dei Sacrificabili, quando si svolge? In quale realtà?

Ahahah!J Mi diverto sempre a mescolare le carte, a far sì che le possibilità interagiscano tra loro. Che il personaggio si trovi di fronte a quello che poteva diventare. Da questa prima storia in due parti, basata sull’idea (grandiosa) di Stallone, ho tratto poi la successiva quadrilogia de I SACRIFICABILI, che mi piacerebbe trasformare in una mini serie, successivamente alla chiusura di RAT-MAN. I SACRIFICABILI si svolgerebbe quindi nell’altra realtà. Quella in cui, come spiegato nella stessa storia, Rat-Man spara al rapitore di Tòpin.

  • Prima dell’ultima trilogia, la tua ultima incursione in continuity era rappresentata dalla bilogia della memoria, una storia che vira decisamente sull’onirico come atmosfera, pur dando informazioni interessanti, che al contempo generano però dubbi. Qual è dunque il significato di questa storia? Perché IL Rat-Man salva Valker? Significa forse che lo ricorda ancora? Considerando il riferimento di Valker a Rat-Man che ha smesso di essere un supereroe, quel che accade in questa storia si svolge ai tempi della “fine di Rat-Man”? O durante l’esalogia di New York? O in un altro periodo? E la motivazione relativa a questa scelta di Rat-Man (“per quell’idiozia dei fumetti”) si riferisce al fatto che Deboroh ha cessato di fare il supereroe in ossequio alla “regola di buon senso” – da te sposata – secondo la quale un fumetto deve chiudere quando non ha più niente da dire?

Il Rat-Man salva Valzer esattamente eprchè rappresenta l’io più profondo di Rat-Man. Quello dove il ricordo del padre non è svanito. Ma un io che fatica ad affiorare. Che solo situazioni di forte stress possono richiamare in superficie. La bilogia si svolge dopo l’esalogia di New York, quindi è perfettamente in continuità. E sì, ci si riferisce al fatto che Rat-Man sposa la tesi che un supereroe debba finire con il suo nemico, ma contemporaneamente la confuta, semplicemente perché , come dice Valker, ogni volta che sorge il sole, si getta sul mondo una nuova ombra.

  • In una frase di Valker, sempre nella bilogia della memoria, viene fatto cenno agli “universi alternativi”, alludendo chiaramente alle parodie realizzate nel corso degli anni. Questo riferimento è un modo per mettere in continuity anche le storie extra? E se sì, come esattamente?
    Come va intesa invece la vignetta in cui un vecchio Valker bussa alla porta di Rat-Man? E’ un flashforward?

Altri suggerimenti alla Lindelof! La cosa degli universi paralleli ce l’ho bene in mente. Devo vedere se risolverla durante la chiusa della saga o, come accennato prima, dopo, nella serie di storie corollario che chiudono le altre trame.

Per il vecchio Valker, mi piaceva quella cosa lì, che avevo scritto per altre storie, mai nate, e ce l’ho messa. Forse una cosa da universo parallelo anche quella? Scopriamolo insieme su Misterius!

  • Infine, dubbi sui meccanismi di pubblicazione: in alcuni casi (la storia con Capitan America, quella con il Punitore) sostieni che quelle storie non possono essere ristampate per motivi di diritti, in altri (Rat-Man con Spider-Man, con il Dottor Destino ecc) le avventure vengono riproposte ad ogni nuova ristampa dei primi numeri di Tutto Rat-Man. Come funziona la cosa?
    Infine, sapendo che hai sempre pubblicato e ristampato sulle pagine del Collection tutto quello che hai realizzato nella tua carriera, ti chiediamo se in futuro vedremo sulle pagine del bimestrale la parodia di Death Note, realizzata per l’albetto allegato alla Rat-Agenda 2013.

Un tempo la Panini Comics era una vera e propria propaggine della MARVEL USA. In quell’epoca era più facile usare i personaggi americani con leggerezza. Adesso non si può più. Nelle ristampe, per non distruggere la struttura degli albi pubblicati un tempo, teniamo ancora quelle storie, senza utilizzare i personaggi per le copertine. In altri casi, come la storia di Capitan America o del Punitore, non le riutilizziamo affatto. Per quanto riguarda la parodia di DEATH NOTE- L’AGENDA DELLA MORTE, non so se la ristamperò su Rat-Man. Non ho niente di programmato. Forse che sì, forse che no. Una filosofia di programmazione che ho sempre usato per ogni cosa che ho fatto da vent’anni a questa parte.

E, spero, per i prossimi venti.

Bene, oseremmo dire che da questa intervista siamo usciti tutti un po’ più nerd. Noi sicuramente, voi lettori lo speriamo, e Leo probabilmente non è scampato a tale destino!

Speriamo che si sia divertito almeno quanto noi a costruire questa intervista, e lo ringraziamo moltissimo per la disponibilità dimostrataci e per aver accettato di partecipare alla nostra “strenna natalizia” per la Tana del Sollazzo con tanto entusiasmo.

Sperando di avervi fatto venir voglia di rileggere tutti i numeri di Rat-Man, e in attesa dei futuri sviluppi della saga, a tutti voi lettori il nostro augurio di Buon Natale!


CineMAH presenta BUONI E CATTIVI

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di Beppe Fenzi

Il 2012 s’è concluso e, con buona pace dei Maya, eccomi a fare un consuntivo dell’annata cinematografica, redigendo un elenco dei miei film preferiti e di quelli che invece mi hanno profondamente deluso, rivelandosi ben al di sotto delle mie aspettative. Al solito il tutto vuole essere all’insegna della soggettività: non ci sono qui verità incontrovertibili, ma solo le opinioni di un grande appassionato di cinema.

 

I migliori del 2012.

 

NB: i titoli sono elencati senza un particolare ordine.

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- THE AVENGERS – c’è poco da dire: uno dei migliori cinefumetti di sempre, scritto e girato benissimo, con un perfetto equilibrio tra azione e humor. Manca davvero pochissimo alla perfezione che è lecito auspicare per pellicole di questo tipo.

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- QUELLA CASA NEL BOSCO – Joss Whedon si conferma uno dei più brillanti e inventivi sceneggiatori sulla piazza (e anche sulle piazze passate), qui coadiuvato dal fedele Drew Goddard, che firma anche la regia di quello che reputo essere un vero e proprio capolavoro del genere. Shakerando gli archetipi, stravolgendo i topoi del cinema della paura, Whedon e Goddard creano un godibilissimo lungometraggio che è geniale fin dalle prime inquadrature.

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- VITA DI PI - Un bellissimo film, sia dal punto di vista meramente stilistico, con immagini spettacolari ed emozionanti, sia da quello contenutistico, con una tematica che offre non pochi spunti di riflessione. Si può o meno condividere il messaggio di fondo (io lo condivido appieno), ma è comunque importante che questo messaggio venga elargito.

Consigliatissimo, ma solo se si è disposti ad andare oltre le pur meravigliose sequenze che la pellicola regala.

- LO HOBBIT: UN VIAGGIO INASPETTATO - è quanto di meglio potessi esigere dall’adattamento, e se allungando il brodo del testo originale i risultati sono questi, non posso che esserne felice! I toni favolistici del libro sono integrati ad hoc alla dimensione epica de IL SIGNORE DEGLI ANELLI, che resta inalterata, grazie anche all’introduzione di villain intriganti e sequenze ultraspettacolari che lasciano a bocca aperta per le doti da demiurgo immaginifico di Peter Jackson; il canovaccio del tomo è rispettato fedelmente e le aggiunte non vanno assolutamente a compromettere lo sviluppo della trama proposta da Tolkien nel suo volume.

- BED TIME - è forse il film più maturo e coinvolgente di Jaume Balagueró: una vicenda crudele e spietata che ben poco spazio concede alla speranza; un plot di rara crudezza, portato sullo schermo con maestria da un autore che sa come raccontare una storia per immagini e, soprattutto, come dirigere magistralmente il notevole cast a sua disposizione.

- SKYFALL - ho trovato sul grande schermo uno dei migliori 007 di sempre, forse IL migliore: il film di Mendes è un gioiello sotto tutti i punti di vista: di rado, ormai, mi capita d’emozionarmi così al cinema! Una pellicola intelligente, vivace, citazionista, nostalgica, raffinata, girata splendidamente e fotografata in modo esemplare.

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- ARGO - una suspense tale che credo d’aver lasciato al cinema un anno di vita! Bravissimo Ben Affleck, che si conferma un regista con gli attributi e che qui funziona anche come attore! Ricostruzione storica perfetta: sembra realmente di star guardando uno di quei bei film “cattivi” degli anni Settanta! A dir poco strepitoso.

Menzioni speciali per JOHN CARTER, divertentissima avventura fantascientifica vecchio stile che ha avuto la sfortuna di arrivare dopo il successo mondiale di AVATAR; MISSION IMPOSSIBLE: PROTOCOLLO FANTASMA, il migliore della serie, il più vicino allo spirito del telefilm che ha ispirato la saga, forte della regia dell’ottimo Brad Bird che, dopo i notevoli risultati nel mondo dell’animazione (IL GIGANTE DI FERRO, GLI INCREDIBILI e RATATOUILLE), è passato al live action; DARK SHADOWS, un vero gioiellino, una black comedy dai mille personaggi, dalle invenzioni continue e battute spassose, al solito realizzata a regola d’arte da Burton; THE AMAZING SPIDER-MAN che, pur non strabiliante, regala due ore di buon cinema d’intrattenimento, con una piacevole reinvenzione del personaggio e non pochi momenti spettacolari di gran livello; CENA TRA AMICI, spassosa e intelligente commedia francese dai dialoghi brillanti e dalle innumerevoli gag; I BAMBINI DI COLD ROCK, coproduzione franco/canadese interpretata dall’ottima Jessica Biel, è una vicenda coraggiosa, originale, ben sviluppata e diretta, che non indulge a trite soluzioni e trucchetti “acchiappatamarro”, ma offre, anzi, sviluppi inaspettati e non poca attenzione alle psicologie dei personaggi; PARANORMAN, piccola gemma di animazione a passo-uno che surclassa di svariati punti molti dei film in CGI usciti nel 2012.

I peggiori del 2012.

 

NB: Sia chiaro che, oggettivamente, c’è stato ben di peggio, ma qui si tengono in considerazione soprattutto quei film che avevano creato un hype esagerato e che hanno in effetti deluso le aspettative, pur forti di budget elevati e nomi prestigiosi alle spalle.

 

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- PROMETHEUS - il tonfo più clamoroso dell’annata. Un lungometraggio che si riassume in un solo aggettivo: imbarazzante. Pensavo fosse impossibile condensare in un unico film un tale numero di sciocchezze, ma Ridley Scott e soci ce l’hanno fatta! L’impeccabile messa in scena non salva la pellicola, anzi, fa a maggior ragione rimpiangere che si siano spesi ingenti mezzi e somme stratosferiche per portare sullo schermo una trama così sconclusionata e ridicola. Riguardatevi ALIEN, che è meglio, oppure leggete ALLEN di Ortolani!

- IL CAVALIERE OSCURO-IL RITORNO – Il nuovo Batman è ben lungi dalla perfezione che tutti si aspettavano dopo il memorabile capitolo che l’ha preceduto. Diverse ingenuità, spunti irrisolti e facilonerie minano un plot già non particolarmente efficace di suo. Dal momento che Nolan s’è fatto forte di rendere il personaggio più “realistico” di quanto non sia nei fumetti, urtano proprio certi espedienti troppo semplicistici con cui si risolvono (o grazie ai quali restano inspiegati) non pochi snodi della trama. Non aiuta poi la solita, irritante colonna sonora del solito, irritante Zimmer che, riciclando quanto ideato per i due precedenti lungometraggi, riesce solo a inventare un nuovo “tema” che altro non è che una ridda di voci da tifo calcistico. Pessimo poi il doppiaggio italiano: DA DENUNCIA!!! Un incubo arrivare alla fine del film senza desiderare di veder soffrire chi ha dato la voce ai protagonisti: come sfregiare un’opera d’arte!
- GHOST RIDER: SPIRITO DI VENDETTA – siamo al nadir dei cinefumetti, una pellicola che riesce a essere anche peggiore del primo capitolo, con un Nicolas Cage nuovamente e completamente fuori ruolo. E’ difficile far di peggio, salvo impegnarsi molto!

- SHAME -  Apertura sulle chiappe del protagonista che fa pipì. Dopodiché costui si masturba e fa sesso, fa sesso e si masturba, e poi fa sesso mentre si masturba, e si masturba mentre fa sesso. Poi arriva sua sorella e fa sesso col capo di lui, che però e sposato. Nel frattempo lui fa sesso e si masturba. Esce in strada, guarda in alto e vede due che fanno sesso appoggiati ai vetri di una finestra. E così via… Ah no, per variare, c’è una scena dove lui entra in un locale gay, si bacia con un uomo e poi si fa fare un servizietto… Ma poi, pentito, torna subito a far sesso, questa volta con due donne assieme.

La tragedia è in agguato e c’è anche un sottotesto, ma dopo un’ora e mezza di masturbazione e sesso, non te ne frega più un nulla! Un film che ha tra l’altro l’inaudito primato di offrire la versione di New York New York più noiosa nella storia del cinema! Inquadratura fissa sul volto della cantante che propone il brano in un mood che più slow non si può! La critica blasonata c’è andata a nozze, ma se questo è il cinema che piace agli esperti, be’, sono ben lieto di non far parte della categoria.

- TWILIGHT BREAKING DOWN PART II – inserirlo nella lista è un po’ come sparare sulla Croce Rossa, ma è anche vero che stiamo parlando di uno dei campioni d’incassi del 2012, per cui non si può sorvolare e far finta di nulla. E’ brutto, riesce a essere più brutto persino dei precedenti, con un espediente finale così ruffiano da far prudere le mani, desiderosi di rivalsa nei confronti dei realizzatori.

- MAGIC MIKE – Mi espongo al pubblico ludibrio e ammetto d’averlo visto. Nonostante le molte recensioni positive e la regia di Soderbergh (che qualcosa di per lo meno decente l’ha anche girato), questo filmetto riesce a far sembrare FLASHDANCE un’opera profonda e pregna di introspezione psicologica. Si divertiranno le fan del muscolo glabro, ma chiunque cerchi altro in un film, se ne tenga debitamente alla larga!

- RED LIGHTS - Il nuovo film di Rodrigo Cortèz (BURIED) rivela essere l’ennesimo thriller che parte da ottime premesse, si sviluppa in modo interessante, salvo poi crollare nella parte finale, con un colpo di scena del tutto implausibile e mal sviluppato. Troppe incongruenze, troppi elementi della trama lasciati al caso e situazioni del tutto improbabili. Giusto qualche facile balzo sulla sedia, buone performance (non da De Niro, che ormai accetta qualsiasi ruolo), ma nulla più.

- TAKEN 2: LA VENDETTA – il primo capitolo non era certo QUARTO POTERE, ma al confronto di questo sequel potrebbe risultar degno del film di Welles. Un actionaccio di rara pochezza e con tanti di quei plothole e stupidaggini da spingere a interrogarsi sulla sanità mentale di chi l’ha scritto.

I più attesi nel 2013

DJANGO UNCHAINED: il ritorno di Quentin Tarantino, che omaggia questa volta gli spaghetti western e, con un cast all star, regala, si spera, l’ennesimo film memorabile.

http://www.youtube.com/watch?v=uALPPuJcnGQ

 

CLOUD ATLAS: ambizioso progetto fantascientifico per il trio registico composto dai Wachowski Bros. e Tom Tykwer, anche sceneggiatori del progetto, tratto dal romanzo omonimo. Nel cast Tom Hanks, Hugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon, Jim Broadbent e Halle Berry.

http://www.youtube.com/watch?v=tGDa7RcyxRg

FRANKENWEENIE: da Tim Burton un delizioso remake in stop-motion del suo corto live action degli anni Ottanta. Un bambino, novello Frankenstein, riporta in vita il suo adorato cagnolino.

http://www.youtube.com/watch?v=oZ_7ibdX43s

JACK THE GIANT SLAYER: Un giovane agricoltore si trova coinvolto suo malgrado nella guerra tra umani e giganti, scatenata dal rapimento di una principessa. Regia di Bryan Singer e sceneggiatura di Christopher McQuarrie (I SOLITI SOSPETTI), Darren Lemke e Dan Studney. Nel cast Nicholas Hoult, Ewan McGregor e Stanley Tucci.

http://www.youtube.com/watch?v=ng9rjC8MOgU

IL GRANDE E POTENTE OZ: Sam Raimi dirige questo peculiare prequel al grande classico di Baum, su sceneggiatura di David Lindsay-Abaire (ROBOTS, INKHEART). Il cast, ricchissimo, prevede James Franco, Mila Kunis, Michelle Williams, Rachel Weisz, Zach Braff e Abigail Spencer.

http://www.youtube.com/watch?v=voiqdQ82GYM

EVIL DEAD: prodotto dallo stesso Sam Raimi, ecco il violentissimo remake del cult LA CASA, diretto da Fede Alvarez, che l’ha scritto con Rodo Sayagues. La revisione finale dello script è spettata a Diablo Cody.

http://www.youtube.com/watch?v=AA9odGZFbso

OBLIVION: il creatore di TRON: LEGACY torna al genere fantastico con una pellicola scritta da William Monahan e Karl Gajdusek. Tom Cruise è l’eroe della vicenda, ambientata in un remoto futuro in cui la razza umana s’è trasferita sulle nuvole, dal momento che la superficie terrestre è distrutta dalle radiazioni.

http://www.youtube.com/watch?v=ZokHZXb8QDs

IRON MAN 3: la Walt Disney Pictures distribuirà il terzo capitolo delle avventure del supereroe Marvel. Cambio di guardia alla regia, con l’arrivo di Shane Black, che sostituirà Jon Favreau. Sceneggiatura affidata a Drew Pearce, autore televisivo.

http://www.youtube.com/watch?v=GgDDXXeYJeI

STAR TREK INTO DARKNESS: proseguono le avventure del rinnovato equipaggio della nave stellare Enterprise. Regia nuovamente affidata a J.J. Abrams e sceneggiatura dei fedeli Roberto Orci e Alex Kurtzman, coadiuvati stavolta dal famigerato Damon Lindelof.

http://www.youtube.com/watch?v=32sqXnei0ec

AFTER EARTH: il ritorno di M. Night Shyamalan a un suo progetto personale dopo il clamoroso tonfo del suo ultimo film su commissione. La sceneggiatura è stata tuttavia scritta da Gary Whitta, quello di CODICE: GENESI, poi rimaneggiata dallo stesso regista e da Stephen Gaghan. I film è veicolo per la performance di Will e Jaden Smith, anche nella trama padre e figlio che tornano sulla Terra devastata, ormai abbandonata da 1000 anni.

http://www.youtube.com/watch?v=802y9b5yEWA

L’UOMO D’ACCIAIO: su sceneggiatura di David Goyer e Jonathan Nolan (IL CAVALIERE OSCURO), Zack Snyder (300, SUCKER PUNCH) dirige il nuovo lungometraggio dedicato al mito di Superman. Il cast vanta nomi di tutto rispetto: Henry Cavill, Amy Adams, Diane Lane, Kevin Costner, Michael Shannon, Russell Crowe, Julia Ormond.

http://www.youtube.com/watch?v=DDxbgBYCc4k
WORLD WAR Z: sul canovaccio del bellissimo romanzo di Max Brooks (il figlio di Mel e Ann Bancroft), ecco il kolossal horror big-budget che narra di un’invasione di zombi su scala mondiale. Prodotto e interpretato da Brad Pitt, il film è diretto da Marc Forster su sceneggiatura di J. Michael Straczynski (CHANGELING) riscritta da Matthew Michael Carnahan (LEONI PER AGNELLI).

http://www.youtube.com/watch?v=q_UaxTYDvPA
MONSTERS UNIVERSITY: l’attesissimo prequel di MONSTERS & CO. è diretto da Dan Scanlon e racconta del primo incontro tra i protagonisti, Mike Wazowski and James P. Sullivan.

http://www.youtube.com/watch?v=-H5HoYfxPBw

PACIFIC RIM: Guillermo Del Toro dirige la “madre di tutti i film di mostri giganti”. Scritto da Travis Beacham (SCONTRO TRA TITANI), il lungometraggio è un big budget che narra di come l’umanità debba fronteggiare, a bordo di enormi robot, l’invasione di spaventose creature sottomarine. Nel cast Charlie Hunnam, Idris Elba, Charlie Day e Rinko Kikuchi.

http://www.youtube.com/watch?v=CCMg8Oco4T0

THE WOLVERINE: a lungo procrastinato, ecco il nuovo lungometraggio avente per protagonista il più famoso mutante di Casa Marvel. Completamente slegata dal precedente adattamento filmico, la nuova avventura, scritta da Christopher McQuarrie e Mark Bomback, porterà Wolverine in Giappone, per adattare la storyline del GN scritto da Chris Claremont e disegnato da Frank Miller. La regia è affidata a James Mangold (RAGAZZE INTERROTTE, IDENTITA’).

THOR – THE DARK WORLD: in arrivo anche il sequel alle avventure del Dio del Tuono di Casa Marvel, su sceneggiatura di Don Payne, già autore del primo capitolo, revisionata però da Robert Rodat (SALVATE IL SOLDATO RYAN). La regia è affidata ad Alan Taylor (PALOOKAVILLE e diversi episodi de IL TRONO DI SPADE in Tv).

THE HOBBIT: LA DESOLAZIONE DI SMAUG: il secondo capitolo della trilogia dedicata al libro di Tolkien, vero e proprio prologo a IL SIGNORE DEGLI ANELLI. Regia di Peter Jackson, sceneggiatura di Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo del Toro.


CineMAH presenta I BUONI, I BRUTTI, I MEH.

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Commentata generale sui film visti nel 2012. Che magari sono anche più vecchi, ma il blog è mio, faccio quello che mi pare, sennò lo porto via e ci gioco solo io.

 Di leo ortolani, che la prima lista era di Beppe Fenzi! Beppe Fenzi, il nostro critico cinematografico. Questo qui, invece è leo ortolani, un cialtrone che guarda i film CAMrip. Poi li commenta, ma, come sapete, da Vecchio.

cinemah

I BUONI

THE GREY

Oh, a me Liam Neeson, reinventatosi uomo d’azione dopo aver compiuto 50 anni fa molta simpatia. E THE GREY è un film compresso, ma bello. Metà forico e metà ci sono i lupi. Ora mi guardo TAKEN 2.

MONEY BALL

Recitazione da oscar per Brad Pitt e per tutti gli altri. Grande film. Ah, è sul baseball, eh? Quel gioco che gli americani ci vanno matti, io non andrei a vedere una partita nemmeno se…no, be’, se me lo chiede Eva Mendes ci vado, ma deve essere scollata. E poi comunque non guarderei la partita. E’ un film sul baseball, ma non te ne accorgi nemmeno. Se non è un grande film, questo.

GET THE GRINGO

Qui da noi, in Banania, lo hanno intitolato Viaggio in Paradiso, sennò chi se lo filava? Han detto, c’è Mel Gibson, penseranno sia il seguito di THE PASSION.

Io amo i film di Mel Gibson dove è figo. E questo è il film in cui Mel Gibson, dopo aver fatto battute sugli ebrei, si è stancato ed è tornato a fare il figo. Che lo gettano nel buco di culo peggiore del mondo. E lui sopravvive. Un po’ la metafora della sua vita. Grande Gibson. Bentornato.

FINAL DESTINATION 5

Ma va’ che spettacolo! La scena del ponte! C’è pure su youtube come hanno fatto a realizzarla, che comunque la guardi e non ci si crede. Un divertimento alla Tom e Jerry. Che lo guardi e passi la tua ora e mezza e poi sei contento, comunque vada.

E’ STATO IL FIGLIO

Un film visto quasi per caso. Che se la giocava con PIETA’ di Kim Ki Duk, ci sediamo in questa saletta da ultraquarantenni, quelle di periferia che fanno i film “strani” e ci vediamo questo capolavoro. Un Toni Servillo GRANDIOSO. Un film forte, pieno, amaro e divertente.

LA SPOSA PROMESSA

Mica quello anni 80 che Sting fa la moglie al mostro di Frankenstein, poi se la tiene lui, tipo che risparmia sulle bambole gonfiabili. Questo è un altro film strano sulla comunità ebraica di Tel Aviv. Anni luce dai blocbaster americani. Che non ho nemmeno visto. L’ha visto Caterina. Due volte. Ha detto che è bellissimo e io le credo. Che lei , se un film non le piace, metto su il dvd, magari non è eccelso ma comunque lo guarderei, lei preme il bottone “insofferenza” e devi spegnere per forza, eh? Che non la si sopporta.

MIRACOLO A LE HAVRE

Vabbè, io amo Kaurismaki anche quando non è al suo meglio. Ma qui è al suo meglio. Bello, delicato, surreale. Un amore che dura dai tempi dei LENINGRAD COWBOYS GO AMERICA.

Che è un film del 1989. Che è l’anno in cui è nato Rat-Man. Così, per dire quali sono state, nella mia vita, le fonti di ispirazione per l’umorismo.

PROMETHEUS

Ah!Ah!Ah! Lo so, lo so. E’ imbarazzante. Ma dovete capire che..Ma no, è imbarazzante. Però a me è piaciuto. Perché? Ah, non lo so. Forse perchè non l’ho ancora visto. Grazie, cinema Cinecity di Parma, sala 6, NON attrezzata per il 3D che ci fai pagare per un 3D che non si vede niente. Ma non che non si vede il 3D, non si vede proprio niente.

Meno male che qui al cinema di casa mia, al TRUFFALDINO, lo davano in versione originale con i sottotitoli. Che anche il doppiaggio Nun se po’ senti’! Per dirla con l’accento usato dai doppiatori nel film.

LO HOBBIT

Ma sai che dopo averlo visto in originale con sottotitoli, al TRUFFALDINO, pur trovando che ci siano le carenze di una storia tronca e un po’ allungata, lo sai, dicevo, che non mi dispiace per niente? Ci sono un sacco di cose che mi sono piaciute, tra tutte la recitazione di Martin Bilbo Freeman, la scena da oscar (Luigi Scalfaro) con Gollum, con un Serkis BRA-VI-SSI-MO e ti faccio pure la sillabazione sbagliata, ma è arte.

E poi mi sono messo in testa di imparare la canzone dei nani. Faaaroooveer deee mistiii mountain cooold…

THE EXPENDABLES 2

Cosa posso farci? Sono cresciuto con loro, ho lottato con loro, ho perso senza di loro e ho vinto grazie alla forza che loro mi hanno sempre trasmesso. Se voglio vedere dei film d’azione spettacolari, mi guardo FAST and FURIOUS 5, ma qui ci sono loro. Era una festa per inviti. E mi sono divertito moltissimo. Aspetto già il prossimo.

THE BOURNE LEGACY

Da un po’ di tempo, quelli che corrono sui palazzi hanno trovato nella saga di BOURNE i loro film. A me è piaciuto perché …non so, ma a me questi film piacciono sempre, diventerò come mio padre, che gli dai un film con Charles Bronson, lo ha già visto diecimila volte, lo riguarda sempre con piacere. Ma tipo IL GIUSTIZIERE 5, eh?

SKYFALL

Ne ho già parlato. La prima volta che vado a vedere un film di Bond al cinema, son contento, dai!

Come un ristorante dove ho mangiato bene, con le sorprese giuste, ma senza strafare a LA FRANCESCANA, dove mi han portato questa zuppa inglese scomposta, pareva un quadro di Picasso, peccato che io volevo un dolce.

I BRUTTI

PANDORUM

Che ti giuro, dopo venti minuti di “Eh?…E poi?…E poi?…Che tensione sopportabile…E poi? Va’ che mistero ! Va’ come si infittisce!” E poi salta fuori uno dei minchietti bianchi di THE DESCENT e spegni. Ciaaao, grazie, eh? Come avessi accettato. Già il titolo, eh.

JOHN CARTER (di Marte, viale Regina Margherita 45, CAP 56788890, scala D)

Qui, effetti strabilianti, e spendi, spendi, va’ che budget, va’ che roba, addirittura una città che si muove da sola! Il mio sogno, che anche andare in vacanza, fare quei 60 chilometri per arrivare in montagna, due palle terribili, qui ti si sposta tutto che dormi o leggi…Oh…arrivi a questa battaglia sulla nave volante, resta il guerriero che fa le facce da guerriero e già ti si chiude un occhio, poi scendono dal cielo tre di Pitti Uomo, con in mezzo quello che faceva il segretario gay ne IL DIAVOLO VESTE PRADA, non si può guardare due volte, spengi. Graaaazie! Il prossimo!

NIGHTMARE il remake

Ma perchèèèè? PERCHEEEEEE’???

Un incubo.

GHOST RIDER continua

Non c’è nemmeno l’Eva Mendes. E poi le gag. Mio Dio, le gag.

TUTTI I FILM DOVE BALLANO

Mezzi nudi e sudati che fa erotismo da strada, per vincere e uscire dal ghetto. Ma è troppo tardi, perché ho già messo la catena ai cancelli, ora passo con il napalm, voi continuate a dimenarvi, non fate caso a me.

STAR WARS EPISODIO 1 in 3D

Ahahahahahahahah! Ma dai, dai.

Vendi la baracca, no?

Fatto.

BIANCANEVE con la Julia Roberts

E l’altra, quella con i sopracciglioni che non siamo più negli anni 80, dai, Biancaneve, dai. Inizia bene, con la voce narrante ironica di questa regina Roberts che gigioneggia, poi arriviamo alla scena dei tipi aggrediti dai nani sulla neve, siamo fuggiti.

I MEH

THIS MUST BE THE PLACE

Ma sì, dai, la rockstar depressa fa anche simpatia, però è quel tipo di film che cerca di arrivare a un certo livello, ma si vede che si alza sulle punte, allunga il braccio, stende le dita il più possibile, fa anche “GNIIIIIIIIIIIIIGH!” con la faccia stretta, ma non raggiunge il barattolo dei pomori pelati sull’ultimo ripiano della credenza.

THE AVENGERS

Ieri mi sono rivisto, con Johanna, SPIDER-MAN 2, per la totesima volta. E alla scena della carrozza della metro che lui la salva e poi lo portano dentro come il Cristo del Mantegna (attore famoso per LA CASA DEI GIOCHI), ed è senza maschera e dicono “ma è solo un ragazzo”, ecco, a me viene quasi da piangere,che mi commuove.

Ma scusate, dovevo parlare de GLIAVENGERS, che fa ridere Hulk, bravo Robert Downey Jr. Altro? Ah, sì. Anche SUPERMAN è uno dei film preferiti di Johanna, e anche lì, la scena dove tira fuori Lois Lane dall’auto e poi si arrabbia e fa girare la Terra in senso inverso…Da brividi. Questi sono i grandi film di supereroi.

CHRONICLE

Eh. Cose belle, a livello visivo, ce ne sono. E’ la storia, che si capisce tutta fin dall’inizio. Sarà il regista del prossimo FANTASTIC FOUR. Ahia. Eh. Dai. Mah? Boh? Comunque si guarda.

Torna a casa BATMAN

Ho criticato tutti e tre i film.

Perché è vero. Sono film di Batman, ma Batman non c’entra una cippa.

Nel primo, era più interessante quando c’era Bruce Wayne. Il secondo, l’avevo già visto, e si intitolava ISPETTORE CALLAGHAN IL CASO SKORPIO E’ TUO, si vede han fatto un remake. Il terzo, questo qui, è sontuoso, ma anch’io, quando i poliziotti sono usciti dalle fogne pettinati e con gli abiti perfettamente stirati, ho visto la mia sospensione dell’incredulità che si è alzata ed è uscita dalla sala, mandando tutti a fare cose nel sedere.

GLI ATTESI

BULLET TO THE HEAD

THE TOMB

THE LAST STAND

A GOOD DAY TO DIE FOR

STAR TREK: INTO DARKNESS

PACIFIC RIM

RED2

WWZ

LO HOBBIT 2 la vendetta

WARM BODIES

Che qui c’è una storia dietro. Insomma, siamo tutti consapevoli che adesso vanno di moda gli Zombi, no? E dai e dai, pure io che non sono un amatissimo, mi ci sono unpo’ affezionato, a queste storie di zombi, poi ho visto semrpe quelli di Romero, puoi immaginare. Vampiri no, mi stanno sulle balle, ma gli zombi ci sta. Insomma, mi faccio un trip mentale che adesso faccio una storia anch’io sugli zombi dove c’è questo zombi tipo Rat-Man, che invece di essere zombi-zombi è uno zombi che cerca di andare controcorrente rispetto a tutti quanti gli altri. Che poi ha pure una storia romantica con una zombi. Che c’è anche una cosa metaforica sotto, no?

Be’, dopo un paio di mesi, mi vedo questo trailer. E porca la vaccazza, non c’è un’idea simile alla mia? Allora mi tocca guardarlo, per non cadere nella trappola del già fatto. Che poi tutti a dire Ortolani ha fatto la parodia di Warm Bodies. E invece. Solo che Ortolani mi è lento. E sempre più VECCHIO. E finirà a guardare i film di Ginger Rogers e Fred Astaire, sfuggiti dal ghetto durante l’attacco con il napalm, perché ben vestiti.


Non fa male!

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Siccome sto cercando di rispettare una scadenza, i ritmi di lavoro sono tipo quelli del filmato qui sopra.

E siccome poi mi sveglierò domani e avrò 46 anni, mi fa un po’ strano pensare che una volta, quelle cose lì del filmato, quelle che ti butti su un braccio solo a fare flessioni, un tempo quelle cose lì da macio, le facevo anch’io, mentre c’era un vecchio che mi gridava “Non fa male! Non fa male!”

Domani, nello specchio, vedrò il vecchio.

Verso il minuto nove, poi, c’è quell’esercizio che ti sollevi tutto d’un corpo solo, che in effetti occorre una discreta prestazione fisica per farlo, unitamente a una panca che non si ribalti.

Eeee sì, facevo anche quello. Poi ho smesso perché facevo tropo il furbo e Iddio che tutto sa e tutto vede mi ha sbassato la cresta, come si dice qui a Parma.

Che volevo fare il macio, come al solito, ed ero a fare un campo invernale scout, e per fare colpo sulle aitanti ragazze degli aiuto capi, cosa ti fa il Giovane? Ti fa l’esercizio che devi sollevare tutto il corpo, e fa il suo bravo show e si solleva stringendo i denti e nel momento di massima elevazione mi è uscito un peto da koala gonfio che è riecheggiato per tutta la vallata innevata, ai piedi della Pietra di Bismantova.

Fine dell’esercizio macio.

Adesso, tutta quell’energia eolica la indirizzo a disegnare anche quando non ne posso più, che magari dormo poco per via della tosse notturna della Lucy, epperò la regola del professionista dell’editoria è ferrea: la consegna va rispettata.

Così, scusate se non posterò di frequente, in questi giorni di gennaio, che anche adesso è un post di rapina, gettato sul blog come giustificazione.

E’ che devo disegnare 60 tavole in 20 giorni.

Non fa male! Non fa male!


RAT-MAN 94 – I NUOVI EROI

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Oggi, in teoria, se Branco ha previsto giusto, che so che si basava molto sui maya anche lui, oggi, dicevo, dovrebbe uscire il nuovo numero di Rat-Man. Che è semplicmeente la prima parte di una storia in più puntate, di quelle che adesso sto disegnando la seconda parte e le altre sono sparse per terra, ancora da scrivere e tutte lì a portare avanti la vicenda. Rat-Man va avanti, e dietro di lui, man mano che attraversa il corridoio editoriale, le porte si chiudono, spingendolo verso l’uscita.

RAT-MAN COLLECTION 94

I NUOVI EROI

Molti dicono “è una ruota, prima o poi succede a tutti”. Che cosa? Forare? E se non hai la macchina? E quando la ruota non era ancora stata inventata, cosa dicevano? “E’ un allosauro, prima o poi succede a tutti”?
Comunque parliamo di cose della vita, un po’ perchè ce n’è sempre tanta da raccontare, un po’ perchè capita anche di sedersi e di stare a guardare gli altri. Quelli nuovi. I nuovi eroi. Con i loro costumi appena cuciti. Con le pettinature da fighetto, tipo prendi del gel e te lo metti in testa con due giri di frullino a elica doppia.
Ma in fondo non ti interessa molto, perchè tu, sì, proprio tu, sei innamorato. Di nuovo. Di nuovo e di lei.



A GOOD DAY TO HOBBIT FOR

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Questo me lo ha passato il Fenzi stasera e.. vualà!
Si posta subito perchè è bellissimo.
O almeno, a me e al Fenzi è piaciuto un sacco.

Divertitevi a trovare un titolo che renda merito al trailer.
Io ci ho messo quello lì sopra, ma secondo me andrebbe bene anche JIMMY HOBBIT-Bullet to the head, oppure DWARF LEGACY. O anche THE HOBBIT ALWAYS RINGS TWICE.

A voi la penna di Uottefàk.


Inizia così…

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Con un bozzetto.

Niente di che, giusto per buttare giù l’idea che hai in mente.

Per visualizzarla.

( To be continued…)

Rat-Man 01 bozzetto


CineMAH presenta GENNAIO RICCO, MI CI FICCO

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di Beppe Fenzi

Dopo un dicembre che, cinematograficamente parlando, s’è rivelato piuttosto parco di uscite interessanti, in questo primo mese del 2013, invece, sono state molteplici le prime visioni distribuite nelle sale italiane, peraltro con alcuni recuperi eccellenti di film usciti all’estero svariati mesi fa. A seguire miei brevi commenti sulle pellicole che ho avuto occasione di vedere e, spesso, apprezzare.

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LA MIGLIORE OFFERTA – Non al livello di quelli che reputo i due capolavori di Tornatore, ossia UNA PURA FORMALITA’ e LA SCONOSCIUTA, tuttavia un notevole lungometraggio, tra i pochissimi che fanno ancora sperare per le sorti del cinema italiano (anche se Tornatore è probabilmente il meno italiano dei registi nostrani). Un thriller surreale, una storia d’amore, un tributo all’arte, una vicenda intimista e toccante, meravigliosamente intepretata da un Geoffrey Rush in stato di grazia, diretto in modo eccelso dal regista siciliano. Il resto del cast internazionale è di livello, anche se, duole ammetterlo, il doppiaggio, eccessivamente enfatico e teatrale, inficia la qualità di alcune performance. L’elegante messa in scena vanta la fotografia di Fabio Zamarion, già con Tornatore ne LA SCONOSCIUTA, e il solito, impeccabile commento musicale di Ennio Morricone, la cui musica, al pari dei vari interpreti, è vera e propria attrice all’interno del film.

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JACK REACHER – Lo sceneggiatore de I SOLITI SOSPETTI, qui al suo secondo lavoro come regista, gira un’operina piuttosto incolore e poco coinvolgente, con una trama che, pur funzionante, resta esile e per nulla ispirata. In un’epoca nella quale anche il meno celebrato serial televisivo è in grado di offrire plot e sceneggiature di non poco pregio, spiace constatare come McQuarrie si muova invece su un terreno convenzionale, con una vicenda che funge sostanzialmente da palcoscenico per la prova attoriale di Tom Cruise, più efficace che in altri film, ma comunque non particolarmente accattivante. Per quel che mi riguarda l’ho visto e già dimenticato.

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CLOUD ATLAS – S’era fatto un gran parlare di questo nuovo lavoro dei Wachowski Bros., realizzato in sinergia col regista tedesco Tom Tykwer. Una produzione ambiziosa, con un cast all star, per l’adattamento dell’omonimo romanzo di David Mitchell, che risulta infine essere nulla più di un gran esercizio di stile, un inconcludente insieme di trame che si sovrappongono e si intrecciano con immagini talvolta strepitose, nel contempo, però, algide e prive di reale fascino. Piuttosto opinabili poi alcune scelte operate dal trio, quale quella di fare interpretare più personaggi ai medesimi attori, coperti (talvolta fino all’imbarazzante) da pesanti make-up speciali: è questo un espediente poco congeniale alla resa finale, dal momento che distrae lo spettatore, più concentrato nel cercare di riconoscere i volti sotto il lattice che non a seguire la trama. Non un brutto film, sia chiaro, ben lungi però dall’essere la memorabile pellicola che si prefiggeva essere.

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REC 3 – LA GENESI – Chi ha amato [REC] e il suo seguito diretto non potrà che detestare questo terzo capitolo, diretto dal solo Paco Plaza (Jaume Balagueró funge da produttore) e ambientato in contemporanea agli eventi degli altri episodi, in una differente location. Il film inizia in “real time” come già i precedenti, salvo poi trasformarsi inspiegabilmente in una pellicola ripresa col metodo convenzionale, senza che questo espediente abbia alcuna logica all’interno della narrazione. Ci sono momenti umoristici del tutto fuori luogo, c’è tanto ridicolo involontario, plothole e non poche contraddizioni con quanto narrato in precedenza: è davvero assurdo che i creatori di un franchise non riescano a restare coerenti con quanto loro stessi hanno ideato. Non mancano cose buone, qua e là, ma eravamo fin troppo ben abituati per poterci accontentare! Speriamo nel nuovo film, che sarà diretto da Balagueró, il quale promette un ritorno alle atmosfere di [REC] e [REC]2.

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DJANGO UNCHAINED – Non c’è molto da aggiungere a quanto già esposto dai numerosi critici e appassionati che si sono espressi in termini entusiastici al riguardo, e che hanno già sviscerato il film in tutte le sue componenti. E’ inutile star qui a discutere, quell’uomo ha una marcia in più! Autore con la A maiuscola, Quentin Tarantino regala l’ennesimo capolavoro, in bilico come sempre tra cinema mainstream e puro citazionismo cinefilo (con le consuete concessioni al grandguignol più esasperato). Un lungometraggio che tiene incollati alla poltrona dal primo all’ultimo dei 165 minuti della sua durata, senza mai un momento di fiacca, senza mai calare nel ritmo o risparmiare continue trovate. Splendida la colonna sonora, al solito realizzata con un collage di brani preesistenti, a eccezione della bellissima canzone di Morricone/Elisa. Lo considero già uno dei must di questo neonato 2013! NB: sono molto curioso di rivederlo in lingua originale, perché in sincerità sono stufo di sentire la voce di Pino Insegno che doppia tutti allo stesso modo!

CERCASI AMORE PER LA FINE DEL MONDO – commediola insipida e invero piuttosto deprimente, debutto alla regia dell’attrice/sceneggiatrice Lorene Scafaria, con Steve Carell che propina il solito protagonista sfigato (fanno a gara, lui e Ben Stiller), e Keira Knightley, mai così fastidiosa. Già finito nel dimenticatoio.

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FRANKENWEENIE – una perla, l’ennesima, nella variegata filmografia di Tim Burton, sempre fedele alle sue tematiche, sempre in grado, però, di reinventarsi ed elaborare qualcosa di intrigante e appassionante. Dopo THE NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS e LA SPOSA CADAVERE, Burton torna alla stop-motion, con una sorta di remake esteso del suo classico corto anni Ottanta, all’epoca realizzato in live action. Probabilmente la miglior parodia dei film di James Whale dai tempi di FRANKENSTEIN JR. Rigorosamente in bianco e nero, con il solito profluvio di strizzate d’occhio cinefile, girato in modo magistrale, FRANKENWEENIE è consigliatissimo a tutti i fan dell’animazione d’autore.

LINCOLN – non mi sentirei di definirlo un brutto film, perché oggettivamente non lo è, ma, per quel che mi riguarda, non posso dirmi colpito dall’ultimo lavoro di Spielberg: sontuoso, recitato e fotografato in modo splendido, non mi ha però minimamente conquistato. Lungo, verboso, per me assai poco interessante o coinvolgente, complesso da seguire anche solo per il fatto (tra gli altri) di non conoscere a menadito la geografia e la storia degli Stati Uniti. Limiti miei, sicuramente, ma questo tipo di cinema proprio non fa per me. Del resto non mi aveva mai convinto, fin dall’annuncio della sua realizzazione. Inutile dire che in Italia l’impegno di Day Lewis è vanificato dalla voce di Pierfrancesco Favino, che sarà anche un bravo attore, ma come doppiatore lascia parecchio a desiderare!

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FLIGHT – il gran ritorno di Robert Zemeckis al cinema live action, dopo la lunga (e criticatissima) parentesi di lungometraggi in animazione CGI. Un film diverso da tutti i suoi precedenti, una trama drammatica che scava a fondo nell’animo umano, grazie soprattutto a una elaborata sceneggiatura, ottimi attori e la solita perizia di metteur en scene del regista americano.

THE IMPOSSIBLE – Il regista J.A. Bayona, dopo lo splendido THE ORPHANAGE si muove su un terreno narrativamente più canonico, confermandosi comunque l’ennesimo autore iberico da tenere d’occhio. Realizzata per intero in Spagna, la pellicola vanta un cast di validi attori anglofoni su cui spiccano l’eccezionale Naomi Watts e il giovanissimo Tom Holland. Vicenda toccante, recitata al meglio e con una colonna sonora strepitosa. Incredibili alcuni degli effetti speciali, soprattutto se si considera che sono stati realizzati da aziende spagnole e non dalle solite major statunitensi.

LOOPER – terzo lungometraggio per lo sceneggiatore/regista Ryan Johnson, è un interessante e peculiare vicenda fantascientifica che tratta del sempre affascinante tema dei viaggi nel tempo. Con i consueti e inevitabili paradossi che questo tipo di plot comportano, la pellicola è comunque scritta in modo intelligente e girata con gusto, ben interpretata dall’astro nascente Joseph Gordon-Levitt e da Bruce Willis, entrambi nei panni dello stesso personaggio in due età differenti.


Ancora TANTE SCUSE

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Tante volte mi chiedono “da dove viene il tuo umorismo?”
Tante volte vogliono sapere quali sono le mie fonti di ispirazione.

Credo che molto sia iniziato con loro.
Signore e signori,Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.

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Nn credo ci sia bisogno di aggiungere altro, a parte che molti li ricorderanno per la sit-com e non avranno visto quello che hanno fatto prima in televisione.

Tipo questo:

Non dimenticherò mai questa gag, che peraltro si ispira al celebre film “LA 14a ORA” che TUTTI conoscerete o avrete visto, VEEROOO??

No, perchè io avevo visto quel film in tv e poi avevo visto questo pezzo di Raimondo Vianello e non me lo sono più dimenticato, e forse la passione per parodiare i film, viene anche da lì.

E le gag tra Rat-Man e Cinzia? O tra Mucca che dorme e l’inutile Mucco?

Per ispirarsi, nei primi anni 70 bastava guardarsi uno spettacolo come TANTE SCUSE, o il suo seguito, DI NUOVO TANTE SCUSE.

Forse anche il titolo di questo blog , COME NON DETTO, che chiede di non essere preso troppo sul serio per quello che viene scritto nei suoi articoli, è una forma di inconsapevole omaggio ai loro programmi RAI, dove la bravura era nella decostruzione dei meccanismi dello spettacolo musicale televisivo. E questo loro rendersi complici nostri, del mostrarci il dietro le quinte di quello che succedeva “veramente” in un set televisivo, era una sorta di “marachella” di cui, fin dal titolo, chiedevano TANTE SCUSE.


Buon compleanno, Mario!

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donald

Ogni tanto, come una setta di cospiratori editoriali, ci ritroviamo nei dintorni di Noceto a fare le RAT-trattoriate.
Come una setta di cospiratori, perché prima eravamo millemila, poi sai com’è la vita, si invecchia, non si legge più Rat-Man, il lavoro, gli impegni,le figlie adottive, la morosa che se vai via quel giorno lei ti molla per quello là che ha il negozio di gatti busini, gatti famosi per il pelo corto attorno all’ano, e allora rinunci, mandi un triste messaggio in mailing list” scusate, ràgaz, ma all’ultimo non posso venire, salutatemi tanto il leo, fatemi vedere le foto, mi mancate, eccetera”, e intanto ha la foto della morosa sul tavolino, che sorride e accarezza un gatto busino bianco, come il nemico di zerozerosette, “its de scaaaifaaal, uacciu scaifaalll”.

Insomma, non siamo più millemila come quella volta là, nel 2003, alla pizzeria L’ARTISTA, ma siamo pur sempre una dozzina di baldi uomini e donne (poche, ma si sa, la donna è mobile e al giorno d’oggi tutti comprano solo all’IKEA).

Motivo di tanto ritrovo, il compleanno del Donald nazionale, un uomo che conosce più gente e cose dell’Uomo Che Fuma di X-Files e che ricordiamo sempre con invidia come uomo che passa da un letto all’altro. Poi ci ha spiegato che in camera sua ne tiene due, dorme in quello di destra o in quello di sinistra, a giorni alterni, chissà cosa andavamo a pensare!
E insomma, Donnie è sempre stato un po’ l’anima del club di Rat-Man, e ha fatto cose e figure che voi umani, che non avete visto altro che la solita e trita cintura di Orione balenare sulla tangenziale di Modena, non potete immaginare cosa abbia potuto fare in questi anni quell’uomo qui, con la sua spontaneità e una buona dose di faccia come il bronzo. Laddove il sedere sia fatto con una lega metallica.

Grande Donald! Per l’occasione, nella stessa sala della trattoria, nello stesso giorno a lui dedicato, ma seduto su un’altra seggiola, c’era pure un ignaro Mario Biondi, il grandissimo cantante noto per “LAILALAALALAILALAAAA”, canzone che hanno usato anche per la pubblicità di un’auto, che vuol dire che sei diventato famoso, se la tua canzone la mettono in uno spot di un’auto.
Che Mario Biondi, nel 1998, era sempre un grandissimo cantante, ma siccome siamo in Italia, nessuno se lo filava il giusto, e invece la Cate, che ci vedeva lungo, per giri di amicizia con il tastierista Satomi, altro grandissimo musicista sottoutilizzato dal nostro Belpaese, lo aveva chiamato fino su in montagna a cantare al nostro matrimonio, pensa te.

Biondi____

E insomma, sono qui che sto mettendo a posto lo studio, che passata è la scadenza, e da Arres, uno dei partecipanti alla Rat-trattoriata, ci arriva la notizia che oggi compie gli anni pure Mario Biondi!
Allora c’era un senso, in tutto questo!
O ce l’ho voluto mettere io, che con queste cose strane ci vado a nozze. E poi canta Mario Biondi, appunto.

Vabbè. Poche righe, corredate di foto ricordo, giusto per dire che sto tornando a buttare lettere a caso su questo blog.

Gruppo B_N

Tra le foto a corredo, mi perdonerà il Fenzi, che ci ha riso un sacco, ma non metterò quella dove sembro Bossi. Con l’ictus.
Ma uguale, eh?

Insomma, nella stessa stanza c’erano Donald, Mario Biondi e Umberto Bossi.
Cose che capitano a chi partecipa alle nostre iniziative mangerecce.

Cento di questi ratti, Donnie!

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